William parla già da re: «Così cambierò la monarchia britannica»
Un'intervista ad una tv americana che per certi versi è sembrata irrituale

Il principe William
Un rinnovamento, se non una vera e propria trasformazione della monarchia britannica, resta per ora un progetto in divenire. A evocarlo, con un’insolita franchezza, è il principe William, erede al trono del 76enne re Carlo III, che in un’intervista al programma The Reluctant Traveler, in onda su Apple TV+ e condotto dall’attore canadese Eugene Levy, ha sorpreso con un accenno irrituale ai suoi piani da futuro sovrano. «Una qualche riforma è nella mia agenda», ha dichiarato senza perifrasi in una conversazione a tutto campo. Un riferimento raro per i Windsor prima dell’incoronazione, che la defunta Elisabetta II difficilmente avrebbe gradito dal proprio primogenito Carlo durante il suo lungo regno. Non a caso i media britannici hanno rilanciato le parole con enfasi, leggendovi quasi il presagio di un passaggio di consegne anticipato — non necessariamente imminente — da parte del padre, alle prese con la malattia.
Quarantatreenne, il principe di Galles si è detto pronto ad «abbracciare» qualche «cambiamento per il bene». «Non ne ho paura, anzi l’idea di poter essere in grado di portare dei cambiamenti mi esalta», ha aggiunto. Ha assicurato però di non puntare a «nulla di troppo radicale», bensì a modifiche graduali, «necessarie» per stare al passo con i tempi. «Penso che, se non si sta attenti, la storia possa diventare un peso soffocante, troppo restrittivo», ha osservato. E pur riconoscendo il valore vitale «della tradizione» per un’istituzione come la monarchia, ha rimarcato quanto sia «importante vivere nel presente, qui e ora».
I cenni, per quanto sfumati, a una possibile discontinuità rispetto all’eredità del padre e della nonna si accompagnano a parole di elogio per entrambi. In particolare per re Carlo, che William ha ricordato anche alla luce della doppia diagnosi di cancro nel 2024, che ha riguardato lui e la consorte «Catherine»: una prova affrontata «con coraggio», ha detto, ribadendo di sentirsi «orgoglioso» di entrambi.
Nessun riferimento diretto, invece, ai rapporti con il fratello minore, il principe Harry, incrinati dallo strappo culminato nel trasferimento con Meghan negli Stati Uniti e dalle successive recriminazioni. William lo ha comunque evocato per nome nell’intervista, senza astio, a proposito dei possibili cambiamenti futuri: l’obiettivo dichiarato è evitare ai propri figli e all’intera dinastia la sovraesposizione mediatica subita «da Harry e da me» durante l’infanzia e l’adolescenza, complice la crisi matrimoniale tra Carlo e Diana e le regole allora vigenti a corte. Un auspicio di maggiore riservatezza che risuona mentre Harry prosegue la sua battaglia legale contro le intercettazioni illegali attribuite per anni ai tabloid britannici: un contenzioso che ha già portato a pesanti risarcimenti per il Sun, di proprietà di Rupert Murdoch, e per il Mirror, ma che resta aperto contro l’editore del Daily Mail.
Proprio questa settimana, nelle udienze preliminari, gli avvocati del duca di Sussex hanno depositato elementi a sostegno dell’accusa secondo cui i reporter avrebbero spiato anche lo stesso William, sin dalla festa per i suoi 21 anni, e perfino il telefono della giovane Kate.