La storia
«Abusi edilizi da demolire» e nessuno va a controllare
L’ingiunzione municipale è datata gennaio 2024 ma non è stata rispettata e l’anziana residente che ha denunciato, intanto, ha lasciato casa per paura
Lei non ce la fa più. Ha lasciato la sua casa, dove viveva, perché non si sentiva più al sicuro. E adesso, a questo, aggiunge la frustrazione che le istituzioni non facciano quello che devono. Come, per esempio, fare rispettare da oltre un anno un’ingiunzione di demolizione per «opere edilizie abusive». La storia arriva dal viale Mario Rapisardi, dove una pensionata di 79 anni è proprietaria di un appartamento al terzo piano. Quello superiore, il quarto, dà su una terrazza su cui, a partire dal 2012, i condomini dell’ultimo piano hanno costruito. Prima da una parte e poi dall’altra. «Ecco perché vivo nel terrore che il palazzo possa crollare. Nel mio appartamento già dal 2017 si è formata una crepa a una parete che dà all'esterno e altre sono esternamente», diceva lei a questo giornale a ottobre 2023.
Da lì a poco le cose un poco cambiano. Dopo gli esposti alla procura di Catania e le richieste continue, anche tramite un legale, alla direzione Urbanistica del Comune di Catania, è proprio quest’ultimo ufficio a emettere, a gennaio 2024, l’ingiunzione di demolizione rimasta finora inapplicata. Nel documento si legge che i sopralluoghi realizzati nel 2019 (e quindi cinque anni prima dell’ingiunzione) avevano evidenziato la costruzione, «senza concessione edificatoria, di una struttura con pilastri e travi [...], chiusa in parte con pareti in muratura e in parte con vetrate in alluminio». Superficie totale: 78 metri quadrati, pavimentati, rifiniti, con impianto elettrico e idrico.
Il proprietario si difende dicendo che si tratta di una struttura precaria. Ma il verbale della Polizia municipale lo smentisce. Si tratta, dice invece l’Urbanistica, «di un ampliamento con aumento di superficie utile e volumetria», per il quale è necessaria un’autorizzazione ad hoc. Non basta una semplice comunicazione, insomma. Il Comune notifica a uno dei proprietari l’avvio del «procedimento repressivo», ma la raccomandata non viene mai ritirata e viene restituita al mittente. Così il municipio procede con l’ingiunzione. E ordina la demolizione della copertura della terrazza, totalmente abusiva. Dice il Comune: il proprietario ha 90 giorni per ottemperare, altrimenti le opere saranno «acquisite di diritto gratuitamente al patrimonio» pubblico, e demolite a carico dei responsabili dell’abuso, a cui potrebbe essere altresì applicata una multa compresa tra i duemila e i 20mila euro.
«Ma non è successo niente e non capisco cosa si debba fare per vedere i propri diritti rispettati», afferma la donna. «Mi sono rivolta a un avvocato, non vivo più in quella casa, non mi sento sicura e, più di tutto, non mi sento ascoltata dalle istituzioni. Come si può accettare che passi tutto questo tempo, tutti questi anni, senza una risposta? Senza che nessuno si occupi, nonostante denunce, accertamenti e richieste di accesso agli atti, di quanto è messo nero su bianco dagli stessi uffici comunali?», domanda. «Forse - sospira - le procedure si muovono più velocemente per alcuni che per altri».