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Influenza aviaria, quadruplicati i casi rispetto allo scorso anno: ci sono focolai anche in Italia

A lanciare l'allerta è l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che definisce «imperativo rafforzare la sorveglianza e applicare stringenti misure di biosicurezza»

Redazione La Sicilia

26 Novembre 2025, 17:35

Influenza aviaria, quadruplicati i casi rispetto allo scorso anno: ci sono focolai anche in Italia

L'influenza aviaria sta colpendo con intensità il continente europeo: negli ultimi tre mesi, da settembre a novembre, sono stati registrati 1.443 casi, quattro volte in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A lanciare l'allerta è l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che definisce «imperativo rafforzare la sorveglianza e applicare stringenti misure di biosicurezza».

In Italia i focolai, segnalano dall'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe) – Laboratorio di referenza europeo per l'aviaria – risultano distribuiti «a macchia di leopardo», con una concentrazione nelle regioni settentrionali.

Secondo l'Efsa, tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono stati notificati 1.443 episodi di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) A(H5) negli uccelli selvatici in 26 Paesi europei: il quadruplo rispetto allo stesso intervallo del 2024 e il dato più elevato almeno dal 2016. In questo periodo, gli uccelli acquatici in varie aree del continente sono stati pesantemente colpiti, con rilevamenti anche in esemplari apparentemente sani, circostanza che ha provocato una contaminazione ambientale diffusa. Si sono inoltre verificati focolai con elevata mortalità tra le gru comuni in Germania, Francia e Spagna.

La stragrande maggioranza delle infezioni da virus Hpai (il 99%) è stata attribuita al sottotipo A(H5N1). Nella maggior parte dei casi si tratta di una nuova variante di un ceppo già circolante, introdotto in Europa da est e diffusosi rapidamente verso ovest.

Tra le misure prioritarie, afferma l'Efsa, «urge rafforzare la sorveglianza ai fini di una diagnosi precoce e garantire una biosicurezza stringente negli allevamenti, onde prevenire l'introduzione dell'Hpai nei volatili domestici e la sua ulteriore diffusione negli allevamenti di pollame».

Nel nostro Paese, riferisce l'IZSVe, l'andamento dei casi è «a macchia di leopardo» e, al momento, i focolai interessano soprattutto il Nord: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia risultano le aree più colpite, sia negli allevamenti avicoli sia tra la fauna selvatica.

I danni economici per le imprese agricole sono significativi: tra risorse stanziate da Roma e Bruxelles per gli indennizzi 2022 e la gestione dei focolai si contano circa 94 milioni di euro, mentre altre valutazioni stimano perdite complessive fino a mezzo miliardo.

Quanto al rischio per l'uomo, gli esperti invitano alla prudenza ma non al panico. Il livello generale di allerta, ha ricordato l'epidemiologo Gianni Rezza, non è stato innalzato poiché finora non è stata osservata trasmissione da persona a persona; i contagi umani registrati sono riconducibili al contatto diretto con animali infetti. A preoccupare sono i possibili salti di specie: il 22 novembre negli Stati Uniti un uomo è deceduto dopo essere stato contagiato dal virus dell'influenza aviaria H5n5, prima infezione umana attribuita a questo ceppo. Lo scorso gennaio, sempre negli Usa, in Louisiana, si era verificato un altro decesso dovuto all'H5n1, variante più nota e diffusa.

Come ricorda l'Istituto superiore di sanità, l'influenza aviaria è un'infezione virale che colpisce principalmente gli uccelli; gli esemplari selvatici rappresentano il principale serbatoio dei virus, che possono essere trasmessi agli animali d'allevamento e, sporadicamente, all'uomo attraverso il contatto con individui infetti. I virus aviari presentano un' elevata capacità di mutazione e, recentemente, alcuni ceppi sono passati anche ai mammiferi, inclusi bovini, e agli animali da compagnia come i gatti. Nei casi umani il quadro clinico può variare da assenza di sintomi a forme lievi, fino a manifestazioni gravi e talvolta letali.