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vacanze amare

«Tornare a casa costa più di volare all’estero», il Natale impossibile dei giovani del Sud

Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, denuncia un paradosso che si rinnova ogni dicembre: mobilità troppo cara, continuità territoriale inesistente e famiglie divise dai costi dei biglietti

Massimo Leotta

02 Dicembre 2025, 14:36

03 Dicembre 2025, 09:40

Il Natale impossibile dei giovani del Sud: «Tornare a casa costa più di volare all’estero»

Ogni dicembre si ripete un rito amaro: davanti allo schermo di un computer, migliaia di giovani siciliani scoprono che tornare a casa per Natale costa più di un viaggio all’estero. È in quel momento, nella distanza che si misura in biglietti diventati proibitivi, che l’ineguaglianza smette di essere un concetto astratto e diventa la quotidianità di un’intera generazione.

A denunciare il paradosso è il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, che interviene sul tema del caro-voli e della continuità territoriale dopo le analisi che mostrano come, durante il periodo natalizio, «un volo per la Sicilia o la Calabria possa costare fino al triplo rispetto a un collegamento con scalo in una capitale straniera».

«Ogni anno, puntuale come un rituale che nessuno vuole affrontare davvero, assistiamo allo stesso paradosso: per un giovane siracusano che studia o lavora al Nord, tornare a casa a Natale costa più che volare all’estero. È un fatto. È scritto nero su bianco nelle ricerche, negli articoli, nelle esperienze di migliaia di famiglie. E soprattutto è un’ingiustizia», dice Italia.

Il sindaco denuncia lo scollamento tra la retorica nazionale e la realtà vissuta da chi prova a rientrare nel Mezzogiorno per le festività: «Si parla moltissimo di inclusione, di un Paese che non lascia indietro nessuno, di giovani che devono avere le stesse opportunità da Nord a Sud; si parla moltissimo anche di quanto sia in crisi l’istituzione famiglia. Ma poi — nei fatti — permettiamo che la mobilità diventi un lusso e consentiamo che tantissimi giovani (e anche tanti non più giovani) trascorrano le festività più intime lontano dai loro cari. Chi può permetterselo vola diretto. Gli altri si arrangiano: Varsavia, Cracovia, Malta, ore e ore in aeroporti stranieri pur di risparmiare cento euro oppure decidono di rinunciare. È questa l’idea di uguaglianza che vogliamo trasmettere?».

Siracusa, ricorda Italia, è una delle città italiane con la più alta percentuale di universitari fuori sede: «Sono ragazzi e ragazze che rappresentano la parte migliore di questa comunità. Chiediamo loro di formarsi, di crescere, di tornare. Ma poi permettiamo che tornare a casa diventi un costo proibitivo. Che messaggio stiamo dando a questa generazione? Come possiamo parlare di continuità territoriale quando la continuità è lasciata alla legge del mercato e non ai diritti dei cittadini, oltre a non essere contemplata dalle politiche statali? Il bonus della Regione è certamente un’iniziativa condivisa ma ad oggi non è strutturale e dovrebbe diventarlo perché si va avanti di proroga in proroga».

Un problema che non riguarda soltanto Siracusa, ma l’intero Mezzogiorno: «È un problema strutturale che coinvolge tutto il Sud e che richiede un intervento serio e coordinato: Governo, Enac, Autorità di regolazione, Regione. Nessuno può più far finta di nulla. I collegamenti non sono un bene opzionale: sono un diritto essenziale per studenti, lavoratori, famiglie, imprese, turisti».

Nelle parole finali del sindaco c’è un appello che supera la dimensione locale: «Il Paese reale ci dice che le distanze non sono soltanto geografiche: sono economiche e sociali. E finché non affronteremo questo nodo, parlare di inclusione sarà solo retorica. Siracusa aggiunge la sua voce a quella di migliaia di giovani e famiglie: chiediamo equità, chiediamo rispetto, chiediamo che il Sud non debba pagare un pedaggio ogni volta che vuole tornare a casa».