Rapporto Cnel
Esodo giovani in Italia e all'estero: la Sicilia è la seconda regione con più "fughe"
Le regioni meridionali presentano bassa capacità di attrazione; nel Nord spiccano, per ISFM elevato, Friuli-Venezia Giulia e Veneto
Il rapporto Cnel sui giovani presentato stamane a Villa Lubin, riporta il dato più significativo di 9 italiani in uscita dall'Italia per uno straniero in entrata nel Paese.
Il Rapporto CNEL 2025 “L'attrattività dell'Italia per i giovani dei Paesi avanzati” attesta che “l'Italia sta perdendo una parte quantitativamente e qualitativamente importante della sua generazione giovane e qualificata", un esodo strutturale, non episodico, non compensato da arrivi equivalenti dagli altri sistemi economico-sociali avanzati”.
Il documento misura l'impatto sul capitale umano, elabora un indice di attrattività per i singoli territori e individua leve e strumenti per invertire la rotta.
Tra il 2011 e il 2024 hanno lasciato il Paese 630mila giovani tra i 18 e i 34 anni: il 49% proveniva dal Nord, il 35% dal Mezzogiorno, il resto dal Centro. Al netto degli ingressi dall'estero, il saldo è negativo per 441mila unità. Nel solo 2024 si registrano 78mila partenze giovanili e un saldo migratorio con l'estero di -61 mila: gli expat dello scorso anno equivalgono al 24% delle nascite. Complessivamente, i giovani trasferitisi all'estero nel periodo 2011-2024 corrispondono al 7% dei residenti under 35 nel 2024.
Cresce la componente femminile: nel 2024 le donne sono il 48,1% dei giovani emigrati, contro il 46,6% della media del periodo. Le quote più elevate si osservano nel Nord-Est (50,5%), seguito da Nord-Ovest e Centro (49,3%); nel Mezzogiorno si scende al 44,9%. Tra regioni e province autonome guidano Alto Adige (52,5%), Trentino (51,5%) e Marche (51%), con Veneto, Emilia-Romagna e Toscana oltre il 50% e la Lombardia di poco sotto. In coda Campania (43,2%), Puglia (43,5%) e Sicilia (44,5%).
Sul fronte dei movimenti interni, tra il 2011 e il 2024 si sono spostati dal Sud al Centro-Nord, al netto degli arrivi, 484mila giovani italiani: 240mila verso il Nord-Ovest, 163mila nel Nord-Est e 80mila nel Centro. La fuoriuscita più ampia riguarda la Campania (158 mila), quindi Sicilia (116 mila) e Puglia (103 mila). Sul versante dei territori attrattivi spiccano Lombardia (afflusso netto 192mila), Emilia-Romagna (106 mila) e Piemonte (41mila).
Il valore economico del capitale umano giovanile trasferito dal Mezzogiorno al Nord nello stesso periodo è stimato in 147 miliardi di euro: 79 miliardi riferiti ai laureati, 55 ai diplomati e 14 a chi non ha un diploma. La Lombardia è la principale beneficiaria (76 miliardi), davanti a Emilia-Romagna (41), Lazio (17) e Piemonte (15). Le perdite più consistenti si registrano in Campania (59 miliardi), Sicilia (44), Puglia (40) e Calabria (24).
Il Veneto segna un saldo negativo complessivo di 12 mila giovani tra mobilità interna ed espatri, risultando la grande regione del Nord meno attrattiva, poiché gli ingressi dal resto d'Italia non hanno compensato la fuoriuscita verso l'estero. Record di partenze complessive per la Campania (196mila), seguita da Sicilia (163mila) e Puglia (130 mila).
Il Rapporto calcola inoltre l'Indice Sintetico dei Flussi Migratori (ISFM), rapporto tra le uscite italiane verso le dieci principali nazioni avanzate di destinazione e gli arrivi da quei medesimi Paesi (Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svizzera e Stati Uniti). Nel 2011-2024 in Italia sono arrivati 55mila giovani da questi dieci Paesi, mentre 486mila italiani under 35 sono andati in direzione opposta: l'ISFM è pari a 9. Più basso è l'indice, maggiore risulta l'attrattività.
Le regioni meridionali presentano valori alti e quindi bassa capacità di attrazione; nel Nord spiccano, per ISFM elevato, Friuli-Venezia Giulia e Veneto.
La prima meta degli emigranti italiani giovani è il Regno Unito (26,5%), seguita da Germania (21,2%), Svizzera (13%), Francia (10,9%) e Spagna (8,2%). Le preferenze variano a seconda dei territori: quasi metà dei giovani altoatesini si indirizza verso Austria e oltre un quarto verso la Germania. Dal Mezzogiorno si parte soprattutto per la Germania (30,4%) (che sale al 39,1% tra i siciliani), quindi per Regno Unito (24,5%) e Svizzera (12,6%).
Guardando ai giovani europei e statunitensi, le destinazioni principali sono Germania (20%), Regno Unito (16,9%), Spagna (15,4%), Francia (15,1%) e Svizzera (14,7%). L'Italia è scelta soltanto dal 1,9%, superata da Danimarca (3,2%) e Svezia (3,4%), pur essendo queste economie e popolazioni più ridotte.
Il focus del CNEL nasce da due quesiti: i flussi tra Italia e altri Paesi avanzati rientrano nella normale circolarità migratoria? Quali sono i fattori di spinta e attrazione per i giovani? Le conclusioni indicano che l'Italia non partecipa a tale circolarità, essendo prevalentemente fornitrice e non destinataria di giovani. Le determinanti variano in funzione delle condizioni di partenza e di arrivo: una cosa è il divario tra l'Italia e altri Paesi avanzati, altra quello rispetto a Stati molto più poveri per reddito, struttura produttiva e qualità delle istituzioni. L'Italia, osserva il Rapporto, può e deve ridurre il primo tipo di scarto per compiere un salto qualitativo e avviare una nuova fase di sviluppo.
“L'Italia, come tutti i Paesi avanzati, da un lato è destinataria di copiosi arrivi di persone originarie di Paesi economicamente e istituzionalmente più poveri, che cercano migliori opportunità di lavoro e di vita – sottolinea il CNEL –; dall'altro lato, ogni anno partono dal nostro Paese decine di migliaia di giovani cittadini italiani, diretti verso altri Paesi avanzati, senza che da questi contemporaneamente arrivino altrettanti giovani. È quest'ultimo aspetto che ci distingue in negativo. In definitiva, l'Italia è inserita nelle correnti delle migrazioni internazionali, ma la loro disaggregazione consegna uno spaccato meno rassicurante, di scarsa attrattività nei confronti dei giovani cittadini dei Paesi avanzati.”