×

La vertenza

Il caso “Telecontact” a Caltanissetta, i 336 lavoratori contestano ancora la cessione

Dipendenti in marcia contro la separazione da Tim, mentre a Roma si trattano 100 milioni del Pnrr

Redazione Caltanissetta

13 Dicembre 2025, 10:48

Il caso “Telecontact” a Caltanissetta, i 336 lavoratori contestano ancora la cessione

Nuovo corteo di protesta dei dipendenti della Telecontact: ieri dopo tre settimane dalla loro prima manifestazione a difesa del loro posto di lavoro, si sono ritrovati in via Libertà per poi sfilare fino alle Poste di via Leone XIII. In coro hanno rinnovato la preoccupazione per il loro futuro occupazionale. Un’ipotesi che potrebbe verificarsi fra tre anni, mentre in questi giorni a Roma sono in corso le trattative tra due società, la stessa Telecontact del gruppo Tim - che nel capoluogo nisseno ha 336 dipendenti, molti al di sotto dei 50 anni d’età - e il Gruppo Distribuzione Italia. Le due aziende chiedono di usufruire degli incentivi per le imprese in difficoltà, così in nome della presunta tutela occupazionale hanno deciso di unirsi: una decisione finalizzata a ottenere 100 milioni di euro provenienti dal Pnrr, messi a disposizione dai ministeri del Lavoro e delle imprese per i prossimi quattro anni.

Tra i manifestanti che hanno ieri gridato per tutto il percorso «Noi siamo Tim, giù le mani da Telecontact» anche Gianluca Patanè del Slc (Sindacato lavoratori della comunicazione) Cgil regionale: «Telecontact, azienda consociata alla Tim, si accinge a fare una scelta scellerata: invece di mantenere la promessa che ci era stata fatta di assumere dopo tanti anni di precariato tutti questi lavoratori, sta cedendo il ramo che verrà gestita da un’altra azienda, con la conclusione che i dipendenti verranno separati definitivamente dal mondo Tim. Questo potrebbe avere pesanti ricadute per i lavoratori poiché saranno legati a una commessa transitoria. Pertanto invece di avere una stabilizzazione definitiva, potrebbero correre il rischio di vedere compromessa la loro posizione».

«Il lavoro per questo breve periodo sarà assicurato - aggiunge Patanè - ma la preoccupazione è che anche oggi con Tim stiamo avendo grossi problemi con appalti che dovrebbero essere garantiti dalle classi sociali, però spesso ciò non avviene poiché i committenti lamentano forti problemi e così si perdono posti di lavoro. Noi comunque abbiamo chiesto un incontro con un tavolo regionale e continueremo a protestare. Allo stesso tempo abbiamo chiesto al ministero di intervenire, anche perché il problema esiste non solo su Caltanissetta ma anche in Calabria e Campania, per un totale di circa 1.500 posti di lavoro».

«Stiamo manifestando - ha anche detto la dipendente nissena Clementina Rosano, sindacalista regionale della Uil - proprio per gridare forte ancora una volta il “no” alla cessione della Telecontact che è la nostra azienda, nella quale da 25 anni ci mettiamo anima e professionalità. Va ricordato che 336 persone rappresentano altrettante famiglie e che per una realtà come quella nissena, e per il suo tessuto produttivo ed economico, non ci si può permettere che Telecontact possa essere chiusa».

«Chiaramente al momento non si tratta di una chiusura immediata - prosegue Rosano - ma siamo davanti a una prospettiva futura pari a zero. Pertanto si deve tenere conto che tutti i dipendenti abbiamo un’età che va dai 46 ai 55 anni, e che tra qualche tempo noi non saremo più giovani per avere un’eventuale altra assunzione. Inoltre, non avremo neanche l’età adeguata per andare in pensione con qualsiasi tipo di scivolo: occorre trovare delle soluzioni affinché possa essere fermato tutto ciò. Oggi i nostri rappresentanti sindacali nazionali sono in riunione con il ministro alle Attività produttive per discutere di questi argomenti, ed è per questo che speriamo che ci si ravveda, che l’azienda si renda conto che questo non è un progetto futuro sano per oltre 336 persone a Caltanissetta e per 1.600 famiglie su tutto il territorio nazionale. Quindi ancora una volta va detto “no” alla cessione di Telecontact, ma che si proceda a un’azione di difesa nei confronti dei lavoratori tutti, per i quali è anche giusto che le istituzioni lottino anche per questo».