×

La presentazione

La bella notizia? «Raccontare il presente e ricostruire fiducia»

Nasce a Catania la Fondazione Giornalismo Mediterraneo: formazione, laboratorio editoriale e reti professionali

Redazione La Sicilia

22 Dicembre 2025, 00:05

La bella notizia? «Raccontare il presente e ricostruire fiducia»

In un tempo in cui l’informazione è ovunque ma la comprensione sembra farsi sempre più rara, che ruolo può avere oggi il giornalismo, e come può tornare a essere uno strumento utile per leggere il presente?

È attorno a questa domanda che è stata presentata la neonata Fondazione Giornalismo Mediterraneo, nel corso di un incontro tenutosi in serata a Isola Catania.

La Fondazione, costituita all’inizio di dicembre e con sede a Catania, è un ente senza scopo di lucro che opera per rafforzare un’informazione libera e responsabile, capace di tenere insieme persone, comunità e territori, con uno sguardo consapevole su un’area attraversata da fratture profonde ma anche da pratiche di cura e resistenza spesso poco visibili.

Tra i soci fondatori ci sono Laura Silvia Battaglia, reporter freelance specializzata in aree di conflitto e coordinatrice della scuola di giornalismo della Cattolica di Milano; Giuseppe Di Fazio, responsabile di Avvenire Catania e già caporedattore de La Sicilia; Annalisa Monfreda, fondatrice di Rame ed ex direttrice di Donna Moderna; Giorgio Romeo, direttore del Sicilian Post; Guido Tiberga, già caporedattore centrale de La Stampa; e Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica e Facta. A tenere insieme i diversi passaggi della serata è stata la giornalista Ornella Sgroi. Per Romeo, presidente della Fondazione, bisogna «costruire spazi di senso, in cui il racconto dei fatti torni a svolgere una funzione civile». Di Fazio ha ricordato l’evoluzione del progetto del workshop Il giornalismo che verrà: «Ci siamo accorti che non stavamo solo formando nuove competenze, ma costruendo relazioni, sguardi condivisi e un dialogo continuo con il Mediterraneo». Per Zagni, vicepresidente della Fondazione, «non basta raccontare bene le storie», ha spiegato, servono competenze, strumenti e metodi condivisi, capaci di trasformare esperienze isolate in un patrimonio comune. Tiberga ha invitato a «prendersi il tempo necessario per fare bene questo mestiere e per restituirgli credibilità».