La tragedia
Favara, il giallo del collettore di piazza Libertà nel caso della 38enne travolta dall'alluvione
In città arrivano prefetto, procuratore e questore. C’è il sospetto che le grate dell’impianto delle acque bianche fossero aperte

Il portafogli e una scarpa. È quanto hanno trovato i soccorritori, lontano dal centro di Favara, nel corso delle ricerche della trentottenne Marianna Bello, dispersa da mercoledì mattina. Il portafogli con all’interno la foto di uno dei tre figli piccoli è stato riconosciuto dal marito. Anche la scarpa rovinata dall’acqua mista a fanghiglia sembrerebbe appartenere alla donna.
I due accessori sono stati trovati in mezzo al fango lungo il vallone che porta al depuratore. Un tracciato a scendere battuto “palmo a palmo” con un corso d’acqua insignificante in condizioni normali, ma l’altra mattina gonfio come un fiume per l’eccezionale ondata di maltempo. Visto il ritrovamento degli oggetti, è stato deciso di concentrare maggiormente le ricerche in quella zona. In azione, nell'area dei vicini canneti, anche gli escavatori dei pompieri. Senza comunque tralasciare le altre località, prima fra tutte, quella che porta al fiume Naro e al mare di Cannatello.
Impegnati nelle ricerche vigili del fuoco, protezione civile, forze dell’ordine ma ci sono anche familiari, amici e conoscenti della trentottenne e decine e decine di volontari. Con loro sul posto, anche il sindaco di Favara, Antonio Palumbo, che sta contribuendo personalmente alle ricerche della concittadina. E per facilitare le operazioni di ricerca il primo cittadino, ieri mattina, ha sospeso i turni della distribuzione idrica. «Per agevolare le attività di ricerca della nostra concittadina scomparsa saranno sospesi i turni idrici per ridurre il livello di acqua presente nelle condotte».
Attivo per ore e ore anche l'elicottero dei vigili del fuoco che è tornato a sorvolare, anche a bassa quota, l'area di circa 15 chilometri. Nei luoghi delle ricerche, ieri, è arrivato il procuratore capo di Agrigento, Giovanni Di Leo, ma al momento non risulta aperta alcuna inchiesta. In questa fase tutta l’attenzione è rivolta al ritrovamento della favarese, anche se in tanti si interrogano sul perché le grate del collettore delle acque bianche di piazza della Libertà erano aperte. Proprio quel collettore ha “inghiottito” la trentottenne dispersa.
Perché sono state aperte? Ma soprattutto chi doveva vigilare? Tutte domande che aspettano delle risposte. Appare scontato che la Procura vorrà vederci chiaro su quanto è accaduto, ma quelle grate – ed è una certezza - avrebbero dovuto essere chiuse. Il sindaco Palumbo ha ricordato che «a marzo avevamo fatto la pulizia di tutte le caditoie. E ne avevamo fatto realizzare una nuova in quanto la zona è soggetta spesso ad allagamenti».
Ieri pomeriggio a Favara il prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, e il questore Tommaso Palumbo, hanno coordinato una riunione operativa, dove è stato fatto il punto della situazione sulle operazioni di ricerca. È stato deciso di andare avanti con le perlustrazioni, giorno e notte, senza sosta. In due giorni i vigili del fuoco e gli operai, con le ruspe, hanno rimosso “montagne” di fango e svuotato, con le idrovore, tutti i punti del vallone in cui si sono accumulati acqua, detriti, fogliame, rifiuti e altri materiali. Mentre i sommozzatori hanno ripercorso il tragitto del canalone. Ma, fino a ora, senza risultati.