Inchiesta "Capinera"
Il supermercato del crack gestito dai "nani": in 16 rischiano il processo I NOMI
Fissata l'udienza preliminare a Catania. Le indagini sulla piazza di spaccio al Villaggio Sant'Agata in perfetto stile "Breaking Bad"

L'organizzazione della piazza di spaccio in via Della Capinera
La serie cult "Breaking Bad", in qualche modo, ha ispirato Mario Poidomani "il nano" nella gestione casalinga dello spaccio. A casa, infatti, aveva allestito "una cucina" per la preparazione dei cristalli di crack. Le intercettazioni dei carabinieri finiti nei faldoni dell'inchiesta Capinera, scattata qualche mese fa a Catania, sono inequivocabili. Ma per evitare grosse perdite Poidomani aveva assoldato una serie di complici che dovevano occuparsi della custodia e del trasporto di droga. All'occorrenza, naturalmente. Gli investigatori però sono riusciti ad anticipare i piani del "nano" e hanno ricostruito gli affari illeciti realizzati in quel di via Della Capinera, al Villaggio Sant'Agata. La casa di Poidomani, che all'epoca era addirittura ai domiciliari, era diventata uno dei bazar preferiti dai tossici catanesi. E la rete di pusher e corrieri era ramificata. Gli indagati, in due momenti diversi, sono stati destinatari di alcune misure. Il gip, alcuni di loro, li ha preventivamente interrogati così come prevede la Legge Nordio.
Ma i pm Raffaella Vinciguerra e Fabio Regolo hanno già formulato la richiesta di rinvio a giudizio. E il 18 dicembre i sedici imputati dovranno presentarsi davanti alla gup Maria Ivana Cardillo. L'appuntamento, da decreto, è fissato alle 10,15 al piano terra del Palazzo di Giustizia di piazza Verga a Catania. Andiamo ai nomi: Luigi Abbascià, Danilo Alfio Clarinetto, Salvatore Costanzo, Massimo D'Amico, Giuseppe Roberto Ganci, Ignazio Grasso, Salvatore Longo, Salvatore Messina, Santo Messina, Salvatore Millesi, Mario Poidomani, Gaetano Luca Privitera, Massimo Scuderi, Pietro Torre, Orazio Vinciguerra, Flavio Zito. Quasi tutti gli imputati sono ai domiciliari.
Il capo-piazza Poidomani è al momento sottoposto ai domiciliari (per altra causa) ma in una comunità di recupero fuori dalla Sicilia.
L'organigramma del gruppo di spaccio, da quanto emerge dai capi d'imputazione vergati nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dai pm catanesi, vedeva ai vertici Poidomani che impartiva istruzioni e direttive. L'uomo di fiducia e collaboratore sarebbe stato Scuderi. Il capo-promotore avrebbe potuto contare su una rete di "corrieri" composta da Clarinetto, D'Amico, Grasso e Messina che avrebbe avuto il ruolo di trasportare la droga dai vari nascondigli alla casa di via Della Capinera dove poi era venduta ai "clienti". Messina (Santo) e Torre sarebbero stati, invece, deputati alla custodia della sostanza stupefacente.