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Il fatto

Gela, la verità-shock della figlia sul femminicidio: «Mia madre costretta a rapporti sessuali»

Le carte dell’arresto del 40enne. Il procuratore: «L’ha uccisa a mani nude»

Laura Mendola

08 Ottobre 2025, 10:15

Gela, la verità-shock della figlia sul femminicidio: «Mia madre costretta a rapporti sessuali»

Un corpo nudo sul letto che urla giustizia, i segni della violenza ben visibili sull’addome, le lacrime dopo la furia omicida e il tentativo maldestro di evitare il carcere. Ha tentato in tutti i modi di farla franca Lucian Stan, 40 anni lo scorso mese, accusato dell’omicidio della convivente Veronica Abaza, 64 anni, avvenuto a Gela in via Amendola lo scorso 16 settembre. Quattro ore dopo il delitto la richiesta di aiuto da parte dell’uomo, l’arrivo del 118 e dei carabinieri quattro ore dopo l’arresto cardiaco e le sue lacrime: «Le ho voluto bene». Ormai però il danno era fatto perché lui negli ultimi tempi la picchiava di continuo con un bastone perché era geloso. Dopo il delitto la certezza di poterla fare franca. «Non fanno nessuna autopsia, l’hanno sigillata e l’hanno portata via», avrebbe confessato ad un amico. Ma sull’uomo già c’era l’attenzione dei carabinieri che hanno sentito diversi testimoni romeni che hanno collaborato alle indagini. Anche l’amica della figlia della vittima è diventata un detective privato a tal punto da fare le domande ad un coinquilino della coppia ed ha appreso che il pomeriggio del 16 Stan ha preso la donna a colpi di bastone e l’ospite è andato via. Alla stessa donna che gli ha urlato «criminale hai ucciso Veronica» la risposta del presunto omicida è stata secca: «Adesso tocca a te, questa sera vengo e ti brucio il portone di sotto».

Quella di Veronica Abaza era una vita di violenze subite, ne sapeva qualcosa la figlia che con Lucian Stan aveva avuto un rapporto. E il racconto è terribile. «Non voleva che mia madre avesse contatti con me, la teneva in casa quando lui usciva». Ma la 64enne era folgorata dall’amore. «Aveva paura di essere lasciata da Lucian». Ad agosto l’ennesima aggressione, la minaccia della figlia di presentare denuncia contro l’uomo della madre, ma lei l’ha invitata a desistere. Una vita di silenzi, di ricoveri in ospedale forse con la banale scritta “accidentale”. «Costringeva mia madre ad avere rapporti sessuali sia con l’ospite che c’era in casa, che con altre persone che di volta in volta si recavano presso la loro abitazione».

Non si sa se le violenze siano avvenute mentre Lucian Sten pretendeva l’ennesimo rapporto sessuale, certo è che ha sferrato diversi pugni sul volto della donna, le ha sbattuto la testa e poi a “cavalcioni” le ha compresso l’addome provocandole una emorragia.

«L'ha brutalmente colpita più volte a mani nude», ha detto il procuratore di Gela Salvatore Vella mentre il colonnello Alessandro Mucci comandante provinciale dei carabinieri ha evidenziato il tentativo dell’indagato di ripulire casa dal sangue versato. Sono circa 150 i procedimenti attivati dalla procura gelese, nel 2025, per ipotesi di reato di stalking e minacce a danno di donne.