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Il caso

Trapani, il tribunale ha sospeso il fermo della nave Mediterranea: si era rifiutata di portare i migranti fino a Genova

La Ong ricostruisce l'iter in una lunga nota: tutto è iniziato con il soccorso in mare di 10 persone il 21 agosto. «Torneremo presto in missione»

Leandro Perrotta

08 Ottobre 2025, 17:04

22:33

Mediterranea

Mediterranea Ong

Lo scorso 23 agosto la nave della One Mediterranea Saving Humans si era rifiutata di andare fino al porto di Genova, lontano quasi 2.000 chilometri, per fare invece rotta su quello di Trapani per poter sbarcare le 10 persone soccorse al largo della Libia nel drammatico caso del 21 agosto. Per quella che era ritenuta una violazione delle regole il ministero dell'Interno aveva comminato alla nave 60 giorni di fermo amministrativo e 10mila euro di multa. Oggi oò Tribunale di Trapani si è pronunciato in merito al ricorso presentato dal Comandante e dall’Armatore della nave Mediterranea contro le pesanti sanzioni, dando ragione alla Ong.

La ricostruzione della Ong

In una lunga nota Mediterranea spiega così l'esito dell’udienza definendolo «clamoroso: la giudice Federica Emanuela Lipari ha accolto il ricorso cautelare e ha deciso la sospensione della detenzione della nave. Il Tribunale di Trapani, in attesa di pronunciarsi sul merito complessivo della vicenda, intanto "censura l’illegittimità del provvedimento [del ministero dell’Interno] sotto il profilo della quantificazione della sanzione". E, dando ragione alle argomentazioni presentate dalle nostre avvocate Cristina Laura Cecchini e Lucia Gennari, insiste sul fatto che il Viminale ha ignorato tutte le richieste "sempre motivate in ragione delle circostanze concrete" con cui dalla nave chiedevamo una “"riassegnazione del porto sicuro di sbarco"».

Per Mediterranea «ancora più chiaro è il pronunciamento sulla legittimità delle nostre scelte: Mediterranea ha fatto rotta su Trapani “a tutela delle persone tratte in salvo” … “tenuto conto delle loro condizioni di vulnerabilità e di fragilità, sia sul piano fisico che psicologico.” In sostanza la “trasgressione delle indicazioni delle autorità” è mossa da “esclusivo spirito solidaristico, a tutela dei soggetti fragili che si trovavano a bordo dell’imbarcazione” e quindi finalizzata “a salvaguardare gli obiettivi di tutela della vita e della salute in mare” di cui gli Stati dovrebbero essere portatori sulla base delle diritto internazionale che regola la materia. Infine il Tribunale afferma che la nave deve essere liberata al più presto perché altrimenti si pregiudicano gli “obiettivi umanitari e solidaristici”, ritenuti “particolarmente meritevoli di tutela poiché finalizzati alla salvaguardia della vita umana”, perseguiti da Mediterranea».

Attacco a «Piantedosi illegittimo»

La nota prosegue con un pesante attacco al ministro dell’Interno Piantedosi che «aveva voluto costruire una pesante speculazione politica sul nostro caso, voleva una punizione esemplare per colpire la nostra nave, il soccorso civile e la solidarietà in mare, rivendicando apertamente un atteggiamento gravemente lesivo dei diritti fondamentali delle persone salvate. Ma questa volta il diritto è più forte della propaganda governativa, e di ordini e provvedimenti ingiusti e illegittimi: la vita e la salute delle persone vengono per prime e l’imposizione di un “porto lontano” si rivela per quello che è: una inutile e illegale crudeltà, oggi sconfitta. Mediterranea tornerà presto in missione in mare, a fare invece quello che è giusto fare: soccorrere».

Il commento di Fratoioanni (Avs)

La Ong ha poi condiviso sui sui canali social una immagine nella quale sintetizza la vicenda con un perentorio «Piantedosi illegittimo». E il concetto viene ripreso anche da Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi Sinistra  (Avs): «Meloni, Piantedosi e Salvini ora grideranno al complotto - scrive - ma devono capire che governare non significa violare la legge. Il fermo della Mediterranea è illegittimo e noi ne siamo stati sempre convinti. E ora lo dice anche un tribunale della Repubblica. Immagino che da Palazzo Chigi urleranno ancora alle toghe rosse».