Operazione "Quota Cento"
I signori della droga di via Capo Passero: le condanne diventano definitive
La Cassazione ha fatto diventare irrevocabile la sentenza emessa l'anno scorso dalla Corte d'Appello di Catania. Trentasei i ricorsi ritenuti inammissibili.

Ricorsi inammissibili. La quarta sezione penale della Cassazione ha firmato la sentenza definitiva per gli imputati di uno dei tronconi del processo scaturito dall’inchiesta, denominata “Skanderbeg” ma conosciuta al palazzo di giustizia di Catania come “Quota Cento”, che nel 2020 colpì oltre 100 indagati. Una maxi operazione che mostrò la mostruosità della mafia catanese, che non si fa scrupoli di coinvolgere bambini e ragazzini negli affari sporchi di droga e armi.
Il centro nevralgico dello smercio è la via Capo Passero a Trappeto Nord. Ma qualche bottega dello spaccio i carabinieri di Catania la fecero chiudere anche in via Ustica. Numeri da capogiro (12 le piazze colpite dall’operazione) quelli che si registrarono in quella indagine che aveva come “griffe mafiosa” i Nizza. E in particolare la figura di Lorenzo Michele Schillaci, ultimamente “posato” dal clan per motivi più personali che criminali. Schillaci però non ha fatto ricorso in Cassazione. Il processo, considerando i numeri alti, è stato diviso in due filoni, uno è ancora pendente in Corte d’Appello.
Un altro nome da prendere in considerazione fra gli imputati è Andrea Calabretta, che in via Capo Passero è uno dei nomi più influenti del traffico di spaccio anche in virtù di alcune parentele acquisite con i “carateddi”, la frangia militare del clan Cappello. Per lui è diventata irrevocabile la pena di 7 anni. Qualche giorno fa è stato arrestato dalla polizia per violazione della sorveglianza speciale.
Torniamo alla sentenza della Cassazione. Non c’è alcuna sorpresa sulla decisione degli ermellini: molti ricorsi provengono da pene concordate nel corso del processo di secondo grado e quindi l’inammissibilità era quasi fisiologica. Sono quindi diventate definitive le pene (alcune parzialmente già scontate) nei confronti di 36 persone: Antonio Bonaceto: 8 anni, 9 mesi e 10 giorni, Massimiliano Previte: 10 anni e 6 mesi (pena complessiva), Giovanni Grasso: 4 anni e 6 mesi, Salvatore Musumeci: 9 anni, Antonino Silvestro Franceschino: 7 anni e 4 mesi, Simone Di Mauro: 7 anni e 2 mesi, Carmelo Spampinato: 9 anni e 8 mesi, Antonio Marcanzò: 5 anni e 4 mesi, Alessandro Di Pasquale: 9 anni, Salvatore La China: 5 anni e 2 mesi, Giuseppe Benedetto Simone Fichera: 8 anni 10 mesi e 20 giorni, Samuele Zuccaro: 5 anni e 6 mesi, Francesco Tudisco: 9 anni, Stefano Privitera: 7 anni e 6 mesi, Maurizio Privitera: 6 mesi e 20 giorni e 1.167 di multa, Carmelo Privitera: 6 anni 10 mesi e 20 giorni, Alessandro Musumeci: 9 anni, Raffaele Ferdinando Maiuri: 5 anni e 8 mesi, Damiano De Luca: 5 anni e 8 mesi, Hermann Cipriano: 4 anni e 8 mesi, Domenico Caudullo: 6 anni, Christian Barbato: 5 anni, Vincenzo Barbagallo: 6 anni e 4 mesi, Orazio Danubio: 6 anni, 10 mesi e 20 giorni, Giuseppe Barbagallo: 6 anni e 10 mesi, Giovanni Platania: 7 anni e 8 mesi, Salvatore Bellanti: 3 anni e 6 mesi e 14.000 euro di multa, Pietro Alessio Raineri: 6 anni e 3 mesi, Maurizio Vaccalluzzo: 6 anni 10 mesi e 20 giorni, Natale Lanzafame: 7 anni, Filippo Gennaro: 6 anni e 8 mesi e 22.000 euro di multa, Giuseppe Mirabella: 5 anni e 5 mesi, Simone Biazzo: 7 anni e 6 mesi.