Il caso
Non c'è ancora verità sul caso del piccolo Claudio Domino: inchiesta archiviata
Il gip di Palermo ha accolto la richiesta della procura. Il ragazzino fu ucciso a 11 anni nel 1986: un sicario gli sparò un colpo in mezzo agli occhi. La famiglia si era opposta all'archiviazione

Non si è riusciti a scrivere la parola verità sulla lapide del piccolo Claudio Domino, ammazzato 39 anni fa. La riapertura dell’indagine nel 2021 aveva fatto sperare: familiari, comunità e opinione pubblica ferite da quel delitto senza senso. Ma nulla: il giudice per le indagini preliminari di Palermo, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto l’archiviazione delle indagini. Claudio aveva solo 11 anni quando fu ucciso il 7 ottobre 1986 con un colpo di pistola. La storia di questo delitto si lega a quella del maxi processo, perché la ditta della famiglia della vittima si aggiudicò l'appalto delle pulizie dell'aula bunker. Anche se durante il procedimento: Giovanni Bontade volle dire a nome dei compagni di cella che la mafia non c'entrava in quel delitto.
Il delitto è rimasto avvolto nel mistero per decenni. La famiglia lotta e chiede alla magistratura palermitana di poter avere piena chiarezza. Alla richiesta di archiviazione si era opposto il legale dei Domino, l’avvocato Antonio Ingroia. Ma il gip ha accolto l'istanza dei pm.
Il ragazzo fu assassinato in strada, mentre giocava con un coetaneo, da un killer che è arrivato in motocicletta. Un uomo in sella a una Kawasaki chiese ai due bambini chi fosse Claudio Domino e alla risposta di Claudio l’uomo si avvicinò, tirò fuori una pistola 7,65 e gli sparò in mezzo agli occhi.
Di questo omicidio ne hanno parlato diversi pentiti, ma troppe versione divergenti per arrivare a una verità. Nonostante il comunicato letto da Bontade molti sono convinti che la mafia sia pienamente coinvolta nel brutale omicidio del ragazzino.
Fra le regole non scritte di Cosa Nostra c'è quello di non toccare i bambini. Ma il codice degli uomini d'onore vale molto poco. L'assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo ne è un esempio lampante. L'11 gennaio 1996, il piccolo Giuseppe venne strangolato e il suo corpo sciolto nell'acido.