IL CASO
Morta Maria Cristina Gallo, la professoressa che portò alla luce i ritardi nei referti dell'Asp di Trapani
Diagnosi tardiva di un carcinoma, denunce per oltre tremila referti in ritardo e dimissioni del direttore

Maria Cristina Gallo
Maria Cristina Gallo, la prof di Mazara del Vallo che aveva denunciato l’Asp di Trapani, non c’è più.
La malattia che le era stata diagnosticata con troppo ritardo ha infine avuto la meglio. La professoressa aveva 56 anni. Da tempo ormai combatteva contro un carcinoma all’utero.
Aveva fatto l’esame istologico a dicembre del 2023, dopodiché non aveva avuto più notizie del risultato, nonostante avesse chiesto lumi con costanza. L’avevano tuttavia rassicurata, dicendole che la cisti all’utero era praticamente innocua; qualche mese dopo, nell’estate del 2024, aveva però accusato dei forti dolori all’addome ed era andata al pronto soccorso. Così ha scoperto di avere un tumore al quarto stadio.
Da allora sono partite le denunce della prof: «La mia non è una battaglia contro qualcuno, attenzione, ma per qualcuno, ovvero per i malati: ho scoperto man mano che nella mia stessa situazione c’erano tante persone», aveva raccontato.
Dalle sue denunce si è poi scoperto che all’Asp di Trapani i ritardi sui referti degli esami istologici erano addirittura più di tremila. In un caso il referto era arrivato a un paziente ormai defunto. Un vero e proprio vaso di Pandora che aveva portato alle dimissioni del direttore generale dell’Asp trapanese, Ferdinando Croce. Nel frattempo lo scorso luglio in 19 hanno ricevuto un avviso di garanzia, tra medici, tecnici e infermieri (Croce non risulta tra questi).
Il ministro dell’Istruzione, il leghista Giuseppe Valditara, aveva voluto rivolgere una lettera a Gallo: «Gentilissima professoressa Gallo, cara Maria Cristina, la prego di accettare queste mie righe come segno di gratitudine per la passione con cui svolge il suo lavoro e ha saputo infondere nei suoi studenti».
Anche i suoi studenti le avevano dedicato delle parole: «Per noi è sempre stata una guida ma oggi è molto di più: il simbolo di una battaglia civile e morale che ci riguarda tutti».