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ROMA

Margaret per 30 minuti senza soccorsi, le accuse ai chirurghi Procopio contenute nella relazione del Nas: «Poteva essere salvata»

In quella mezz’ora cruciale, i due medici avrebbero cercato di rianimare la giovane di Lentini con tentativi ritenuti maldestri e inefficaci, senza allertare immediatamente i soccorsi

Alfredo Zermo

10 Ottobre 2025, 12:18

13:08

margaret_medici indagati

I medici Procopio e Margaret Spada

È arrivata la relazione dei Carabinieri del Nas su Margaret Spada, la 22enne siciliana originaria di Lentini morta il 7 novembre dello scorso anno dopo un intervento di rinoplastica eseguito in una sala operatoria abusiva nel quartiere Eur di Roma. Una relazione, resa nota questa mattina dal Corriere della Sera, che contiene accuse dettagliate ai due medici responsabili: il padre e il figlio Marco e Marco Antonio Procopio.

Trenta minuti senza soccorsi: le accuse

Secondo quanto ricostruito dai Nas, tra il malore della ragazza e l’arrivo dell’ambulanza sarebbero trascorsi tra i 32 e i 36 minuti. Un tempo giudicato "incompatibile con la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco". In quella mezz’ora cruciale, i due medici avrebbero cercato di rianimarla con tentativi ritenuti maldestri e inefficaci, senza allertare immediatamente i soccorsi.

Il sospetto degli inquirenti è che i due abbiano esitato per timore di far emergere l’attività non autorizzata nella struttura, o nel tentativo di evitare il coinvolgimento delle autorità sanitarie.

Defibrillatore scarico e mancata preparazione

A peggiorare la situazione, un dettaglio inquietante: il defibrillatore presente in ambulatorio aveva le batterie scariche. Durante il malore della ragazza, non è stato quindi utilizzato. Al suo posto, i medici avrebbero tentato un massaggio cardiaco con aspirazione dei liquidi dai polmoni. Secondo la relazione, Margaret non era stata nemmeno informata della necessità di rimanere a digiuno prima dell’intervento, e avrebbe perso conoscenza soffocando a causa di un rigurgito gastrico.

Una successiva consulenza medica, durata dieci mesi e condotta da cinque specialisti, ha evidenziato che la struttura non era abilitata a eseguire interventi chirurgici. Il taglio sul naso della ragazza è stato definito da un anatomopatologo come "segno evidente di un intervento chirurgico invasivo", non compatibile con le autorizzazioni della clinica.

Una patologia rara e sconosciuta

Non viene invece contestata una somministrazione errata di farmaci o anestetici. Dagli accertamenti è emersa però una condizione medica di cui né la giovane né i medici erano a conoscenza: la sindrome di Wolff-Parkinson-White, una patologia che altera la conduzione elettrica del cuore. Nonostante ciò, gli specialisti ritengono che un intervento tempestivo e l’uso di un defibrillatore funzionante avrebbero potuto salvare la vita alla 22enne.

I medici si difendono, ma continuano a operare

Assistiti dall’avvocato Domenico Oropallo, i due medici si sono difesi durante l’interrogatorio con il giudice per le indagini preliminari, Daniela Caramico D’Auria. Hanno sostenuto che i soccorsi furono chiamati tempestivamente e che le attrezzature erano adeguate, compreso il defibrillatore. Hanno inoltre affermato che, se i tentativi di rianimazione fossero stati davvero inefficaci, la ragazza sarebbe morta sul colpo, e non alcune ore dopo.

Ciononostante, la Procura ha chiesto l’arresto e l’inibizione all’esercizio della professione per entrambi, anche alla luce del fatto che i Procopio continuano a operare in Albania, aggirando così i controlli delle autorità italiane.

La decisione del giudice attesa nei prossimi giorni

Il giudice dovrà ora valutare la richiesta di misura cautelare presentata dalla pm Eleonora Fini. La decisione è attesa nei prossimi giorni.