Il caso
«Niente truffa all'Ue»: tutti prosciolti. Ma l’impresa perse l’appalto a Sigonella
L'anno scorso l'indagine e il sequestro. Ma il gup ritiene che il quadro accusatorio non era fondato
									Nessuna truffa all’Agea. L’erogazione dei fondi comunitari era legittima. Si chiude con un proscioglimento una storia giudiziaria partita da un’indagine coordinata dalla procura europea, che aveva portato l’anno scorso anche al sequestro di beni per oltre 400.000 euro. Alla ditta, quando scoppiò il caso giudiziario, venne revocato l’appalto di “sfalcio dell’erba” che si era aggiudicato con l’Aeronautica di Sigonella.
La gup di Catania, Carla Aurora Valenti, ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Antonio Terranova, Salvatore Terranova, Giuseppe Gullo, Giovanni Vecchio e Samantha Robalba Agata Rapisarda perché «i fatti non sussistono». Inoltre la giudice ha disposto la revoca del sequestro preventivo e la restituzione di quanto in sequestro agli aventi diritto.
Il gup, quindi, ha ritenuto infondata la tesi presentata dalla procura europea. Secondo l'accusa - da quello che era emerso dalle indagini dei carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Messina - i titolari della ditta catanese avrebbero finto di avere la concessione dell'area demaniale in cui è stato realizzato l'aeroporto militare di Sigonella per intascare i contributi europei per l'agricoltura. Piena soddisfazione è stata espressa dal collegio difensivo composto dagli avvocati Salvatore Leotta, Francesco Ruggeri, Massimo Cavaleri, Salvatore Ragusa e Francesco Antille.
I titolari dell’impresa, dopo essersi aggiudicati la gara per l'esecuzione di un servizio di “sfalcio d'erba” nella zona aeroportuale di Sigonella, avevano richiesto contributi europei dell’Agea. Per i pm europei però non avrebbero avuto diritto ad ottenere i fondi comunitari e avrebbero, quindi, raggirato l’Agea. Ma le difese hanno dimostrato il contrario.
«L’equivoco di fondo della tesi accusatoria - ha sostenuto l’avvocato Leotta, difensore di Antonio Terranova - è quella di non considerare lo “sfalcio dell’erba” come sfruttamento agricolo del fondo e, ancora, collegare l’erogazione dei contributi comunitari alla coltivazione del fondo e/o al suo sfruttamento agricolo nella sua accezione tradizionale». Il difensore fin dall’inizio ha evidenziato come dalla documentazione fosse chiaro che «la qualificazione di mero servizio dell’attività di “sfalcio dell’erba” fosse destituita di fondamento, in quanto l’attività praticata dalla ditta costituiva a tutti gli effetti attività agricola su fondi agricoli». E quindi come la ditta fosse in possesso di tutti i requisiti previsti per ottenere i fondi dell’Agea. Leotta non nasconde l’amarezza: «Questo proscioglimento ridà giustizia al mio assistito, ma questo però non restituisce il pesante danno economico che ha subito. L’indagine infatti ha provocato la perdita dell’appalto con l’aeronautica di Sigonella, che ha già espletato un’altra gara. Adesso faremo di tutto per riprendere l’appalto interrotto ingiustamente».