L’intervista
Il j'accuse della prefetta Cucinotta: «Agrigento 2025? Abbiamo pagato i ritardi delle fasi iniziali. Quando sono arrivata non c'era niente, nemmeno una sede»
Le critiche alla gestione formulate dalla Corte dei Conti, parla la presidente della Fondazione che si è occupata della Capitale italiana della cultura
Maria Teresa Cucinotta
La metafora che l’ha fatta sorridere è quella di San Sebastiano: lei, Maria Teresa Cucinotta, la prefetta chiamata da Renato Schifani a guidare la Fondazione Agrigento 2025 per limitare i “disastri” di una organizzazione - per usare un eufemismo - approssimativa, a prendersi tutte le frecce scagliate dalla Corte dei Conti che non ha lesinato critiche e rilievi su tutta la gestione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura. Però Maria Teresa Cucinotta si è probabilmente presa anche le frecce destinate a qualcun altro. Lei comunque mantiene un profilo istituzionale, evita accuse a viso aperto anche se qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie.
Prefetto, lei guida la Fondazione Agrigento 2025 da gennaio, ma chi glielo ha fatto fare?
«Me lo chiedo anche io (sorride, ndr) e me lo hanno chiesto in tanti. Le rispondo come ho risposto agli altri: ho accettato l’incarico con spirito di servizio per dare un contributo. Lo sto facendo gratuitamente e le dirò che mi sembrava anche interessante occuparmi di Agrigento capitale della cultura. Ma di certo non immaginavo di non trovare nulla e di vedermi alle prese con una missione così difficile».
Ha avuto modo di leggere la relazione della Corte dei Conti?
«Sì, ma non la commento. Io posso dirle quello che ho fatto io e che ha fatto la Fondazione. La Corte ha fatto un controllo in corso di gestione, mentre in genere il controllo si fa alla fine...».
E che cosa è successo allora?
«Ho iniziato la mia attività a febbraio. Quando sono arrivata non ho trovato né la sede, né il personale. Non c’era nemmeno il bilancio che è stato approvato solo a fine marzo. Ed è a fine marzo che la macchina ha cominciato a muoversi. A luglio c’è stato il controllo di gestione della Corte dei Conti. E’ chiaro che i primi tre mesi, aprile, maggio e giugno, non potevamo essere perfetti. Ho cominciato dall’anno zero, con ritardi di due anni. La Capitale della Cultura dovrebbe arrivare al primo gennaio con i progetti pronti, la macchina pronta, il personale pronto e formato. Una macchina insomma che ti basta girare la chiave per partire. Invece niente di tutto questo. Era chiaro che non poteva esserci altro riscontro dalla Corte dei Conti. Ma le dico che entro dicembre tutti e 44 i progetti della Fondazione, quelli del dossier, saranno completati a partire dall’attesa mostra su Banksy che si inaugurerà il 3 dicembre».
Prefetto, si è pentita di avere accettato di fare la presidente?
«Guardi, io sono un uomo delle Istituzioni e di Stato (dice esattamente così: uomo delle Istituzioni, ndr) e se prendo un impegno è mio obbligo portarlo al termine. Non c’è spazio per i pentimenti. Devo portare a conclusione gli impegni che mi prendo. Quindi continuo a lavorare».
La Corte dei Conti ha riconosciuto che qualcosa è migliorata nella gestione.
«La relazione evidenzia criticità nelle fasi iniziali, ma riconosce il lavoro di riorganizzazione avviato dall’attuale governance, insediata a febbraio, che ha riguardato la ricostruzione di procedure, cronoprogrammi e piani di lavoro in collaborazione con gli enti coinvolti, per restituire coerenza, chiarezza e continuità operativa. Ma soprattutto non rileva irregolarità contabili. Hanno anche fatto delle raccomandazioni, come quella di liquidare, al termine del 2025, la Fondazione. La decisione spetta all’assemblea che dovrà decidere se liquidare o meno. Le dico subito che io sono per la liquidazione».
Mentre la Corte dei conti ha aspramente criticato la gestione di Agrigento 2025, è rimasta solo lei come “front woman”. Gli altri sembrano essersi eclissati. Si sente sola?
«Avrei preferito avere al mio fianco qualcuno che dicesse che la Fondazione ha lavorato in modo serio e invece... Solo il presidente della Regione Renato Schifani ha mostrato vicinanza. Ci siamo anche visti ieri (giovedì, ndr) ma non abbiamo parlato di Corte dei Conti ma dei progetti da completare. Senza di lui non saremmo in dirittura d’arrivo».
Che cosa non è andato per il verso giusto?
«Noi della Fondazione 2025 sicuramente abbiamo lavorato molto e i nostri comportamenti sono sempre stati corretti. E’ stato fatto oltre il possibile. Ma va detto che abbiamo lavorato con un clima ostile. Si sono allontanati tutti da Agrigento capitale italiana della Cultura come fosse una cosa da cui tenersi lontani. A cominciare dagli agrigentini che sono stati i primi distruttori e che hanno sempre remato contro e parlato contro. Si è solo parlato dei ritardi, che ci sono stati, e mai dei risultati che ci sono stati pure. Mi dispiace dirlo, ma è così».
C’è qualcosa che non rifarebbe col senno di poi?
«No, tutto quello che è stato fatto è stato fatto con le procedure procedure corrette. Abbiamo trovato il personale, attivato una sede e abbiamo messo in piedi una gestione molto oculata e seria. I ritardi ci sono stati, con tutto quel che ne consegue, ma abbiamo fatto quanto era possibile».