il caso
Lo scandalo degli appalti pilotati, Cuffaro si dimette da segretario della Dc: «Decisione irrevocabile»
Dopo lo scandalo e la richiesta d'arresto, Totò Cuffaro si dimette da ogni incarico nella DC: dimissioni irrevocabili consegnate a Renato Grassi e a Pippo Enea, il Consiglio nazionale convocato per il 20 novembre deciderà i prossimi passi.
Chiesto l'arresto per Totò Cuffaro
Dopo lo scandalo che lo ha travolto negli ultimi giorni e la richiesta di arresto da parte della magistratura, Totò Cuffaro si è dimesso da qualsiasi ruolo all'interno della DC. "Questa mattina ho rassegnato, nelle mani del Presidente del Partito, Renato Grassi e del Segretario Organizzativo Nazionale, Pippo Enea, le mie dimissioni da Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana.
Ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno condiviso con me un percorso di impegno e di servizio al Partito. Il Presidente ha convocato per il 20 novembre il Consiglio Nazionale della DC, che sarà chiamato a esaminare e ad accettare le mie dimissioni irrevocabili e a definire le successive decisioni organizzative", ha scritto Cuffaro in una nota.
È davvero arrivato l’epilogo della carriera politica dell’ex presidente della Regione Siciliana? Totò Cuffaro, che in passato aveva escluso un ritorno sulla scena dopo le note vicende giudiziarie culminate anche con la detenzione, è oggi indagato per corruzione, associazione per delinquere e turbativa d’asta. Dagli atti dell’inchiesta emerge però che avrebbe confidato al suo stretto collaboratore Vito Raso — anch’egli sotto indagine — l’intenzione di ripresentarsi per la guida di Palazzo d’Orléans. La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per Cuffaro e per altre 17 persone, tra cui l’ex ministro Saverio Romano. Nella ricostruzione delle cautele adottate per “blindare le comunicazioni”, i magistrati rilevano che l’ex governatore avrebbe talvolta utilizzato l’utenza telefonica della moglie e quella di un altro collaboratore, Antonio Abbonato. «Nell’adozione di tali accorgimenti, assurti a vero e proprio metodo, Abbonato e Raso — dicono i magistrati — hanno sempre assunto un comportamento proattivo finalizzato ad assicurare all’ex governatore della Regione Sicilia una sorta di schermo protettivo rispetto a possibili attività di intercettazione».
La particolare prossimità di Raso a Cuffaro sarebbe confermata, secondo gli inquirenti, dal fatto che egli «dimostrava di conoscere, quasi in via esclusiva, — secondo gli inquirenti — le vere intenzioni di Cuffaro, interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di presidente della Regione Sicilia». In un colloquio in auto intercettato, Raso avrebbe confidato a un conoscente che Cuffaro «aveva in progetto di candidarsi quale presidente della Regione, nonostante non lo avesse rivelato ad alcuno». Eppure l’ex presidente ha sempre sostenuto pubblicamente di non voler tornare in politica.
All’uscita dal carcere di Rebibbia dieci anni fa — dove aveva scontato cinque anni per favoreggiamento alla mafia — Cuffaro aveva ribadito con fermezza di volersi dedicare alla professione medica e alle attività umanitarie in Burundi, paese in cui effettivamente si è recato più volte per iniziative di solidarietà e beneficenza.
Col passare del tempo, tuttavia, la passione per la politica ha ripreso il sopravvento. Cuffaro è rientrato nell’agone politico, si è circondato del nucleo storico dei fedelissimi e ha “rifondato” la Democrazia cristiana. In breve, il gruppo si è allargato e, alla prima tornata di amministrative del 2021, la Dc cuffariana ha centrato un primo risultato: l’elezione di consiglieri a Favara (Agrigento), Giarre e Caltagirone (Catania). L’anno successivo è arrivata un’ulteriore affermazione con l’ingresso della Dc a Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo.
A chi gli chiedeva se intendesse candidarsi personalmente, Cuffaro ha continuato a rispondere di no. Lo ha ripetuto anche nel 2023, quando il Tribunale di sorveglianza di Palermo, con un’ordinanza, ha fatto cadere l’interdizione dai pubblici uffici. Nel frattempo, ha assunto la guida del partito come segretario nazionale, ha allargato la base del consenso, ha coinvolto molti giovani e ha attirato adesioni anche dall’area degli alleati di centrodestra. Alle ultime regionali la Dc ha eletto cinque deputati all’Assemblea siciliana (diventati poi sette), e Cuffaro è divenuto uno dei principali punti di riferimento dell’esecutivo guidato da Renato Schifani, ottenendo due assessorati in giunta: Andrea Messina e Nuccia Albano.
Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura di Palermo, Cuffaro non solo avrebbe svolto un ruolo di regia in un’associazione a delinquere capace di condizionare appalti e concorsi facendo leva sulle posizioni politiche raggiunte, ma lo avrebbe fatto perseguendo un obiettivo preciso: rimettersi in corsa per la presidenza della Regione Siciliana. Resta da vedere se le nuove contestazioni segneranno davvero, stavolta, la parola fine o se si aprirà un ulteriore capitolo della sua lunga parabola politica.