Il processo
"Spaghetti killer", i consulenti della difesa: «La vittima non fu colpita da polmonite ab ingestis»
Nel corso dell'ultima udienza sentiti il medico legale e l'anatomo patologo nominati dai difensori di Paola Pepe, sotto processo per l'omicidio dell'anziana Maria Basso
Maria Basso con la nipote Paola Pepe, ora imputata
È stata un'udienza complessa e lunga quella che si è svolta nell'aula del Tribunale di Catania dedicata all'avvocato Serafino Famà. Il processo è quello battezzato dai cronisti "spaghetti killer": imputata è Paola Pepe, accusata dell'omicidio di Maria Basso avvenuto il 16 dicembre 2022 in una casa di riposo di Aci Castello. L'ottantenne, benestante, fu portata di fretta e furia dal Veneto alla Sicilia dalla parente catanese. L'anziana modificò anche il testamento, pochi giorni prima di morire, a favore di Pepe, dichiarandola "sua erede universale". Dall'allontanamento da Asiago sono partite una serie di denunce dei cugini della vittima che hanno portato i carabinieri di Acireale, con il coordinamento della pm Alessandra Russo, ad aprire un'inchiesta che ha portato Pepe davanti alla Corte d'Assise di Catania. Tra le contestazioni c'è anche la circonvenzione d'incapace.
Per l'accusa la donna, affetta da una patologia che le permetteva solo di ingerire del cibo omogeneo, sarebbe deceduta a seguito di una polmonite ad ingestis provocata da un piatto di spaghetti (spezzettati) e un dolce mangiato a pranzo con Pepe. Un pranzo che è avvenuto fuori dalla struttura dove Basso era ospite.
Ci sarebbero tutti gli ingredienti per un giallo alla Agatha Christie. Il dibattimento è arrivato a un momento cruciale per la difesa, che ha sempre rispedito al mittente la ricostruzione accusatoria.
Sul banco dei testimoni si sono seduti i due consulenti nominati dagli avvocati Carmelo Peluso e Dario Riccioli, che assistono Paola Pepe. Per il medico legale Lucio Di Mauro e l'anatomo patologo Gaetano Bulfamante la paziente non è deceduta per una polmonite ad ingestis. Per i periti di parte «non c'è alcuna correlazione fra gli alimenti ingeriti a pranzo e il malessere che si manifestò in serata». E che portò Maria Basso al pronto soccorso. Dopo le dimissioni, però, le condizioni peggiorarono fino al decesso. «Dopo quattro ore non ci può essere materiale alimentare», hanno argomentato i consulenti. Un esame con confronti anche dai toni vivaci su alcuni aspetti della perizia formulata dal medico legale, nominato dalla pm, che era presente durante l'interrogatorio.
Il processo è stato aggiornato al 12 dicembre per ascoltare una giudice catanese, che è stata citata dalla difesa. L'ultima teste del dibattimento. Ma le sorprese non sono finite: ci potrebbero essere infatti richieste di acquisizioni di prove sopravvenute nel corso della fase istruttoria.


