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Centuripe

Non fu omicidio volontario, 6 anni per «eccesso colposo»

La sentenza del gup sulla tragica sparatoria del luglio 2024. Nella foto la vittima, Antonio Andolfi

Laura Distefano

02 Dicembre 2025, 16:53

Non fu omicidio volontario, 6 anni per «eccesso colposo»

Quello che porterà alla morte di Antonio Andolfi il 19 luglio 2024 a Centuripe «non fu omicidio volontario ma eccesso colposo in legittima difesa». Il gup di Enna ha condannato a 6 anni l’imputato Salvatore Santangelo, di Biancavilla, per detenzione di armi e riqualificando il reato di omicidio volontario contestato dalla procura, che aveva chiesto una pena di 21 anni. Assolto, invece, dal tentato omicidio. Cruciale nella decisione del giudice - ma sarà fondamentale leggere le motivazioni del verdetto - potrebbe essere stata la ricostruzione alternativa portata già al Riesame dai difensori dell’imputato, il professore Fabrizio Siracusano e l’avvocato Giuseppe Milazzo, all’esito di una consulenza balistica affidata al professore Giovanni Avila. Perizia che ha permesso di scoprire che nell’auto dell’imputato ci fosse un’ogiva conficcata.

Riavvolgiamo il nastro fino alla notte della drammatica sparatoria, che sarebbe scaturita per questioni legate al pascolo. La giovane vittima, dopo che è stata colpita, è stata portata all’ospedale di Biancavilla ma immediatamente i carabinieri hanno raccolto indizi che hanno portato a chiudere il cerchio su Santangelo come potenziale assassino. Che infatti è stato fermato su disposizione dei pm di Catania, che poi per competenza territoriale hanno inviato gli atti a Enna. Santangelo e Andolfi avrebbero avuto un alterco e poi sarebbe scattato un inseguimento. L’indagato avrebbe sparato alcuni colpi contro il furgone su cui viaggiava la vittima e un’altra persona però rimasta illesa.

Santangelo ha sempre respinto le accuse: l’indagato ha raccontato che quella sera non avrebbe sparato contro Andolfi, ma contro il veicolo per difesa. Da quel mezzo infatti qualcuno avrebbe sparato contro la sua jeep. Per la difesa la scoperta del foro con l’ogiva nel mezzo è stato un riscontro al racconto del loro assistito. Avvalorata inoltre anche dal rinvenimento da parte dei Ris di residui di polvere da sparo nell’abitacolo del furgoncino dove c’era Adinolfi. Vedremo nelle motivazioni della sentenza quanto la consulenza di parte abbia avuto un peso nelle valutazioni del gup.