×

sicurezza

Sedicimila detenuti potrebbero presto lasciare la cella: cosa prevede lo "svuota carceri"

Il tasso di affollamento è al 135%: task force, nuove strutture e requisiti su domicilio e lavoro per snellire le procedure

Redazione La Sicilia

03 Dicembre 2025, 19:42

Sedicimila detenuti potrebbero presto lasciare la cella: cosa prevede lo "svuota carceri"

Sono tra i dieci e i sedicimila i detenuti con pena residua - il tempo di condanna rimanente da scontare - che potrebbero presto beneficiare dell’esecuzione penale al di fuori degli istituti penitenziari, come prevede la normativa. I dati emergono dall’ultimo report del Garante nazionale dei detenuti, che risale al 31 luglio scorso. È proprio dalla scorsa estate che il ministero della Giustizia, attivando interlocuzioni con la magistratura di sorveglianza e con i singoli istituti penitenziari, aveva istruito una task force per favorire la definizione delle posizioni delle persone ristrette.

Sei mesi fa il ministero accertò che fossero 10.105 i detenuti cosiddetti definitivi potenzialmente fruitori di misure alternative alla detenzione in carcere, ovvero i detenuti con pena residua sotto i ventiquattro mesi, per reati diversi da quelli ostativi, che negli ultimi dodici mesi non hanno riportato sanzioni disciplinari gravi. Quindi almeno al momento non sono previsti indulti o forme di amnistia, ma si punta invece a snellire le procedure burocratiche per aiutare a svuotare le carceri, ormai in una situazione di emergenza cronica: il tasso di affollamento medio in Italia è attualmente intorno al 135%, con circa 63mila persone attualmente ristrette negli istituti.

Dal documento del Garante emerge che sono circa sedicimila i detenuti con pena residua fino a 2 anni mentre oltre la metà delle persone private della libertà personale (50,52%) ha una pena residua tra zero e tre anni mentre per il 38,29% è tra i tre e i dieci anni. La popolazione straniera mostra una concentrazione ancora maggiore nelle pene più brevi: il 62,08% degli stranieri ha pene residue tra zero e tre anni e solo il 4,67% le ha superiori ai dieci anni. In generale da questi dati emerge che la maggior parte dei detenuti sconta pene relativamente brevi.

Secondo l’analisi condotta dal Garante sui dati, quasi un terzo della popolazione presso gli istituti penitenziari potrebbe potenzialmente beneficiare di misure alternative, anche alla luce del decreto del luglio scorso sulle strutture residenziali per l’accoglienza e il reinserimento sociale dei detenuti, per le prosecuzioni delle pene all’esterno. L’intenzione del governo è di concentrarsi inizialmente sui detenuti che avranno un residuo pena di massimo due anni, anche se la normativa permette di estendere il provvedimento fino ai quattro. Per l’ottenimento di questo beneficio resta comunque necessario il requisito, per ogni carcerato, di avere un domicilio e un lavoro: su questo è prevista l’introduzione di strutture - attraverso un bando che sarà pubblicato a breve - che permettano di ottenere più facilmente questi due elementi.

«La task force al ministero della Giustizia è la soluzione per un’accelerazione e ridurre il sovraffollamento, che può avere una sua efficacia assieme alle misure di sburocratizzazione», spiega Irma Conti, del collegio del Garante nazionale dei detenuti. (ANSA)