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centro storico di siracusa

Gli “Uomini Pesce” della Borgata: vita quotidiana nella strada che diventa un fiume

I residenti, stremati da decenni di emergenze, raccontano salvataggi improvvisati, elettrodomestici fulminati e un passato segnato anche da incidenti mortali. A nulla sono serviti gli interventi parziali sulle caditoie: «Viviamo come in una tonnara, rischiamo di annegare»

04 Dicembre 2025, 07:45

Gli “Uomini Pesce” della Borgata: vita quotidiana nella strada che diventa un fiume

In via Sollecito, nel cuore della Borgata, a un passo da piazza Santa Lucia, vivono gli Uomini Pesce. Sembrano siracusani comuni, ma in realtà hanno le branchie e la coda di tonno, le donne da sirene, perché altrimenti non è spiegabile come possano sopravvivere alle strade e alle case invase dall’acqua ad ogni pioggia, alle automobili sommerse dalla fiumana fino alle antenne. Le porte e le finestre delle loro abitazioni sono (inutilmente) protette da lastre di metallo. La pioggia della scorsa notte ha rinnovato il dramma, con le case allagate, i mezzi di trasporto fradici, la mobilia marcita, gli elettrodomestici fulminati.

«La volta prima sono arrivati i pompieri per salvare i residenti in pericolo» raccontano, e rimanendo anonimo J. rivela di ciò che deve fare ad ogni temporale: «Metto mia moglie e i miei figli sull’armadio – confessa senza un sorriso – per evitare che anneghino in casa». E’ storia vecchia, via dei Fratelli Sollecito è una piscina pubblica, un acquario letale, una disgrazia che i residenti si trasmettono di padre in figlio. «Lo sa che anni fa uno di noi è rimasto folgorato, i piedi in acqua e le mani sul ferro di un portone forse con qualche filo scoperto? E che l’inquilino del secondo piano, vedendolo “attraiato”, è morto di infarto?» racconta M.

L’acqua piovana è un mostro, qui in via Sollecito, che invade i cortili e i salotti, i soggiorni, scavalca le serrande, allaga le cantine. «Ho 91 anni – balbetta L. – e ogni volta muoio di paura. La casa si allaga e io urlo».

Antonio fa il pescatore, e gli sembra un incubo non staccare mai, perché «quando piove e torno a casa è come se non scendessi mai dalla barca. Ci affacciamo ed è l’inferno: un fiume che sommerge tutto». O. indica le caditoie: «Lo vede che sono piene di terra vecchia? Ogni tanto le ripuliscono senza andare a fondo». Il problema è che via Sollecito è come una conca, da una parte la Piazza, dall’altra le scale che portano in via Torino «da dove arrivano acqua e detriti, e lo stesso succede dalla strada che la interseca, via Premuda. Si sta riqualificando la Borgata però si lascia che questa via sia una specie di tonnara dove rischiamo di morire annegati». Gli fa eco B., residente: «Usateli i tecnici del Comune, fategli usare lo “gnegno”: intervenite sulla vecchia conduttura, mettete a posto i tombini. Lo sa che ogni volta che si riempiono mandano i vigili urbani e non i pompieri?».

Le immagini che ognuno conserva nei cellulari, la strada colma di pioggia fino alle finestre, sono da tregenda, di quelle che un domani potrebbero «raccontare una tragedia: se uno di noi tentando di mettere in salvo la macchina scivola e annega senza riuscire a rialzarsi, di chi sarà la colpa?» inveisce Pino. «Una volta i vigili ci hanno detto "posteggiate da un’altra parte", come se la colpa è nostra. E se dovessimo fuggire?».