l'inchiesta
«Spregiudicato, usa il potere», ecco perché il gip di Palermo ha messo ai domiciliari Totò Cuffaro
Il giudice ha accolto la richiesta della procura diretta da Maurizio de Lucia e ha emesso la misura cautelare l'ex leader della Dc ed ex presidente della Regione. Ma le accuse sono ridimensionate rispetto all'impianto accusatorio iniziale
Lo sguardo rivolto a un orizzonte ignoto. Forse vivendo come un flash back il processo per favoreggiamento alla mafia. Totò Cuffaro ha lasciato la caserma dei carabinieri diretto a casa. Nelle mani le oltre 200 pagine dell'ordinanza della gip Carmen Salustro che ha accolto la richiesta della procura diretta da Maurizio de Lucia e ha disposto i domiciliari per l'ex leader della Dc. Lasciare la casacca politica non è bastato per evitare la misura. Le accuse sono ridimensionate rispetto all'impianto accusatorio iniziale, ma le parole del giudice sono pesanti. Anzi in alcuni passaggi sono lapidarie.
Ma partiamo dal principio: Cuffaro trascorrerà queste domeniche dell'avvento ai domiciliari (ma senza braccialetto elettronico) per corruzione e traffico di influenze. Il patto corruttivo è emerso per il concorso a 15 posti a tempo indeterminato per operatore socio sanitario all’azienda Villa Sofia-Cervello, mentre le condotte illecite per la gara di "ausiliariato" all'Asp di Siracusa sono per la gip da ricondurre al reato di traffico di influenze. Gli elementi probatori degli altri capitoli giudiziari – come quello del Consorzio di Bonifica – non hanno superato il vaglio della giudice che ha ascoltato le voci e le versioni di tutti gli indagati nel corso degli interrogatori preventivi.
Per Totò Cuffaro è stato come ritornare indietro nel tempo. Da animale politico – anzi regista – del laboratorio Sicilia negli ultimissimi appuntamenti elettorali è tornato, forzatamente, in panchina. Per il gip però il cuffarismo è un metodo, «posto in essere dall'indagato per realizzare i propri interessi», ma non un sistema. Gli elementi portati dalla procura non hanno per la gip confermato «l'esistenza di un'associazione tra questi e gli altri coindagati». Un aspetto messo in evidenza dai difensori dell’ex presidente della Regione, gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano che molto probabilmente ricorreranno al Riesame. Ma per la gip, Cuffaro non avrebbe perso le brutte abitudini della Prima Repubblica: «Favorire i candidati segnalati doveva dunque servire ‘anche a fare bene a Democrazia Cristiana’», con quel metodo clientelare del politico di commettere (anche) atti illeciti per ampliare il bacino elettorale del partito di cui era ed è segretario. L'ex presidente della Regione avrebbe agito «con pervicacia e spregiudicatezza» sfruttando sistematicamente il potere politico da più parti riconosciutogli e «approfittato delle conoscenze dirette esistenti con pubblici ufficiali, dallo stesso reputati "influenzabili" in ragione del supporto politico garantito, per assecondare e favorire le richieste avanzate da privati». E il pericolo di reiterazione non sarebbe stato ridotto nemmeno dalle dimissioni dalla carica di segretario nazionale della Democrazia Cristiana.
Sono finiti ai domiciliari anche Roberto Colletti, ex Dg del Villa Sofia-Cervello, e Antonio Iacono, dirigente dello stesso ospedale, coinvolti nel concorso Oss. Per la gip il patto corruttivo emerge nella sua gravità in molte intercettazioni. «Colletti era considerato da Cuffaro uno dei pubblici ufficiali, inserito in ambito sanitario, tra i più "affidabili", sul quale certamente egli avrebbe potuto contare in caso fosse necessario assecondare le richieste di privati; Iacono, invece, veniva scelto proprio in ragione della "influenzabilità"», scrive la giudice. Per l'autista-segretario Vito Raso, che ha lasciato l'incarico all'assessorato regionale alla Famiglia, il gip ha disposto l'obbligo di presentazione alla pg. Per i rappresentanti della Dussmann Service Mauro Marchese e Marco Dammone è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto, per un anno, di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche.
La gip non ha accolto la richiesta di arresto di Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati. Soddisfatto per la decisione del gip Saverio Romano: «Ribadisco la mia piena fiducia nei confronti della magistratura, nella piena consapevolezza della mia totale estraneità alle accuse». La gip ha rigettato la richiesta d'arresto anche per Carmelo Pace, capogruppo della Dc in Assemblea siciliana.