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Le reazioni

L'omicidio-suicidio di Corleone: "Gesto nato da un collasso emotivo non intercettato, bisogna fare di più"

La tragedia di Corleone riaccende il tema dell'isolamento dei caregiver: reti di sostegno fragili, servizi da potenziare e urgenza della legge "Dopo di noi"

Luigi Ansaloni

06 Dicembre 2025, 18:55

Corleone

L'omicidio suicidio di Corleone

La vicenda di Corleone riaccende con forza il tema dell’isolamento dei caregiver e della fragilità delle reti di sostegno.

“La tragedia di Corleone non si giustifica, mai. Ma se vogliamo davvero comprenderla, dobbiamo avere il coraggio di guardare dove nasce: nelle crepe invisibili dell’isolamento”, afferma all’Adnkronos lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia. “Una donna che perde il marito, una figlia con grave disabilità e problemi di deambulazione, un carico di cura totale. I servizi sociali erano stati attivati, ma quando la solitudine diventa così grande, l’aiuto deve essere continuo e profondo. Altrimenti non basta. In quello spazio fragile, la solitudine non è più solo una condizione: diventa un pensiero che inghiotte – spiega Lavenia – La disperazione non arriva all’improvviso: scava, giorno dopo giorno, mentre la mente prova a tenere insieme tutto, fino a quando qualcosa cede. Un gesto così nasce da un collasso emotivo che nessuno ha intercettato”.

“In Italia – prosegue lo psicologo – ci sono circa 7 milioni di caregiver familiari: persone che ogni giorno si fanno carico della fragilità di un familiare non autosufficiente. Dietro questo stesso numero ci sono vite che reggono silenzi, stanchezze, paure, spesso senza una rete adeguata. E questa tragedia ci ricorda quanto quel carico, se lasciato sulle spalle di una sola persona, possa diventare insostenibile. La fragilità non è una colpa. E non possiamo continuare a lasciare famiglie intere affidate molto spesso solo alla loro resistenza emotiva. Perché certe tragedie non esplodono, maturano nel silenzio. E noi, come società, abbiamo il dovere di ascoltare quel silenzio prima che diventi irreversibile”.

Sulla stessa linea l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Palermo, Domenica (Mimma) Calabrò, che, a proposito dell’omicidio-suicidio di Corleone, sottolinea: “La tragedia di oggi avvenuta a Corleone colpisce profondamente ognuno di noi, e richiama l’attenzione sul carico emotivo, fisico e materiale che vivono ogni giorno i caregiver familiari. Quando si attraversano momenti di sofferenza così grandi, l’incertezza del futuro per il proprio figlio può diventare un peso insostenibile. Chi assiste un figlio con disabilità, specialmente quando non c’è una rete familiare su cui contare, deve sapere che esistono servizi sociali pronti ad accompagnare, ascoltare e sostenere le famiglie. Non bisogna sentirsi soli, anche quando tutto sembra dire il contrario”. E aggiunge: “Il ‘dopo di noi’ non è una frase vuota ma è il concentrato delle preoccupazioni che ogni genitore ha pensando al futuro del proprio figlio quando questo resterà solo. Le Istituzioni hanno il dovere di potenziare concretamente le attività e le progettualità legate alla condizione del ‘dopo di noi’, e la società tutta deve ripensarsi in una dimensione più umana e solidale. La chiusura dell’anno di Palermo Capitale Italiana del Volontariato deve lasciare la traccia di una solidarietà diffusa, capace di costruire un welfare inclusivo pronto a tendere la mano a chi ne ha bisogno”. “Dobbiamo pensare a una comunità che non lascia indietro nessuno”, conclude.

Per Antonio Costanza, presidente di Anffas Sicilia, l’episodio evidenzia ritardi e criticità nell’attuazione degli strumenti previsti dalla normativa: “La tragedia avvenuta a Corleone mette in luce che le persone con disabilità e i loro familiari sono ancora sole. Un gesto estremo di fronte al quale non si può chiudere gli occhi. Oggi occorre dare concreta attuazione in Sicilia alla legge sul ‘Dopo di Noi’, che viene anche chiamata sul ‘Durante e Dopo di Noi’, con la quale, se venisse applicata come si deve, le famiglie avrebbero la possibilità di sperimentare un percorso mentre sono ancora in forze per programmare la vita autonoma, con tutti i sostegni necessari, del figlio o figlia con disabilità”. E insiste: “La legge sul ‘Dopo di Noi’ è pensata proprio per persone con disabilità grave, ma in Sicilia va al rallentatore: probabilmente i distretti sociosanitari dovrebbero parlarsi di più con la Regione e far sì che la normativa venga applicata correttamente. Le politiche di sostegno a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie vanno strutturate per bene. Vuol dire innanzitutto che le famiglie devono essere messe effettivamente nelle condizioni di capire quali siano i propri diritti. Le famiglie non vanno lasciate sole, non basta la vicinanza istituzionale; non si tratta di un tema di umanità o sensibilità, ma di esigibilità dei diritti”.

Cordoglio e un richiamo alla responsabilità collettiva arrivano anche dal mondo sindacale. La segretaria della Cisl Palermo Trapani, Federica Badami, osserva: “Ciò che è avvenuto a Corleone mostra quanto il dramma esistenziale della solitudine in cui si ritrovano molte persone che devono anche gestire difficoltà quotidiane legate al mondo della non autosufficienza, a volte rischia davvero di implodere ed esplodere in un modo così terribile. Siamo vicini alla famiglia”. E conclude: “Bisogna tutti interrogarsi sul sistema sociale e delle politiche che dovrebbero accompagnare e non far sentire sole le persone che affrontano un dramma così grande. Serve prevenzione, servono psicologi, l’assistenza domiciliare va potenziata. Bisogna lavorare tutti insieme affinché queste periferie esistenziali non portino più a drammi di questo tipo”.