il caso
La versione di Marco Vullo: «Quei contatti con Guido Vasile hanno un perché»
L'assessore comunale di Agrigento finito nella bufera per le conversazioni con un indagato per mafia ha spiegato il contesto della vicenda e ha accusato: «Fango in vista delle elezioni imminenti»
Marco Vullo
Marco Vullo non ci sta. L'assessore comunale di Agrigento, il cui nome era finito annotato nei brogliacci dei carabinieri nell'ambito di una inchiesta sui clan mafiosi di Villaseta e Porto Empedocle, per delle asserite "trattative" con il boss Guido Vasile, poi finito in carcere, dopo giorni di silenzio ha scelto di spiegare. La vicenda infatti ha assunto un tenore non più locale ma è arrivata anche sul tavolo del presidente della Regione Renato Schifani al quale il deputato di Controcorrente Ismaele La Vardera ha chiesto di avviare le procedure per una ispezione. Marco Vullo spiega che tipo di rapporto aveva con Vasile e accusa: «È verosimile che l’imminente appuntamento elettorale possa avere innescato la macchina del fango»
La versione di Marco Vullo
«La questione - ha scritto l'assessore comunale alla Solidarietà Sociale in una nota - si riferisce ad un’intercettazione, datata marzo 2024, nella quale Guido Vasile racconta ad un’amica di avermi chiesto informazioni in merito ad una trentina di assunzioni nel settore dei rifiuti. A tale domanda, le parole messe in bocca al sottoscritto da parte del Vasile sono le seguenti: “non ne sa nulla, ma che provvederà a fargli sapere qualcosa”. Si allude ad una “trattativa” tra me e Vasile su questioni relative alla gestione del personale nel settore rifiuti. Nulla di tutto questo è avvenuto. Ma non solo, nei brogliacci dei carabinieri si riporta non uno scambio di proposte e controproposte che preludono alla conclusione di un accordo con il Vasile ma, al contrario, la risposta raccontata dallo stesso, che io ovviamente faccio fatica a ricordare e che comunque, ammesso e non concesso l’abbia proferita, non lascia margini ad interpretazioni, ossia “non ne sa nulla” – aggiungendo poi – “ma che provvederà a fargli sapere qualcosa”.
Vullo spiega il contesto
«La seconda parte raccontata da Vasile altro non sarebbe, qualora l’avessi veramente affermata, che una risposta di semplice cortesia e di garbo umano che avrei dato a chiunque. Tant’è che la questione è rimasta priva di ulteriori, concreti, sviluppi.
Dal punto di vista giudiziario, mi preme sottolineare che le indagini, dalle quali sono emerse dette intercettazioni (risalenti a marzo 2024) sono state concluse da tempo considerevole e, ad oggi, non solo non mi hanno visto accusato di alcun reato, ma neppure sono stato chiamato dall’autorità giudiziaria in veste di testimone ovvero di persona informata sui fatti. Ho sempre agito nell’esclusivo interesse della comunità, interpretando e raccogliendo le istanze provenienti dal tessuto sociale. All’epoca delle intercettazioni Vasile Guido, nonostante un passato giudiziario caratterizzato da un percorso accidentato, manifestava segnali positivi nei confronti del sociale e del prossimo, svolgendo attività di volontariato in favore delle persone bisognose.
In qualità di assessore ai servizi sociali, esercitando questo ruolo come una missione sociale, supportata e alimentata da valori cristiani, non mi giro dall’altra parte ma provo sempre a tendere la mano e ad ascoltare chi ha bisogno di aiuto e di sostegno. Fermo restando che le richieste siano confinate dentro il perimetro della legalità. Con Vasile il rapporto diretto e amicale è stato dettato dal fatto che lui, così come tutti i componenti della sua famiglia, è utente dell’ufficio di Caf e Patronato di cui sono operatore, che ha sede a Villaseta. Vasile, non certamente per mia volontà, era stato investito dell’incarico di responsabile dei netturbini per la società di servizi di igiene ambientale per la quale lavora. Era quindi diventato inevitabilmente interlocutore delle istituzioni in tutti quei casi in cui occorreva provvedere alla pulizia dei quartieri”.
Se la Regione vuole fare ispezione sono pronto
«Intendo accogliere, con estremo favore, eventuali approfondimenti che il prefetto, e la Commissione antimafia presso l’Assemblea Regionale siciliana, vorranno svolgere, inclusa la mia audizione, al fine di tutelare la legalità, salvaguardare la credibilità delle istituzioni, la mia immagine e reputazione e non compromettere la serenità della mia famiglia. A questo punto, la domanda sorge spontanea: distorcere la realtà dei fatti a chi può giovare? È verosimile che l’imminente appuntamento elettorale possa avere innescato la macchina del fango».