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Nobel per la letteratura a László Krasznahorkai: chi è e perché è stato premiato

Per l’Ungheria è un riconoscimento che consolida la sua posizione nel panorama culturale internazionale e rende omaggio a una tradizione letteraria ricca, complessa e spesso segnata dalla storia

Fabio Russello

09 Ottobre 2025, 13:55

Nobel per la letteratura a László Krasznahorkai: chi è e perché è stato premiato

László Krasznahorkai

László Krasznahorkai è nato nel 1954 nella cittadina di Gyula, nel sud-est dell’Ungheria, vicino al confine con la Romania. Un’area rurale altrettanto remota è lo scenario del primo romanzo di Krasznahorkai, oggi insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Sátántangó, pubblicato nel 1985 (Satantango, 2012), che fu un successo letterario in Ungheria e l'opera di svolta dell’autore. Il romanzo ritrae, in termini fortemente suggestivi - come spiega l’Accademia di Svezia nella sua biografia -, un gruppo di residenti indigenti in una fattoria collettiva abbandonata nella campagna ungherese, poco prima della caduta del comunismo. L’elemento satanico a cui fa riferimento il titolo del libro è presente nella loro moralità da schiavi e nelle finzioni dell’imbroglione Irimiás che, tanto efficaci quanto ingannevoli, lasciano quasi tutti con i piedi per terra. Tutti nel romanzo attendono che accada un miracolo, una speranza che è fin dall’inizio interrotta dal motto kafkiano introduttivo del libro: «In tal caso, mi perderò la cosa aspettandola». Il romanzo è stato trasformato in un film molto originale nel 1994 in collaborazione con il regista Béla Tarr.

Susan Sontag incoronò presto Krasznahorkai «maestro dell’apocalisse» della letteratura contemporanea, un giudizio a cui giunse dopo aver letto il secondo libro dell’autore, La malinconia della resistenza, 1998. Qui, in un febbrile fantasy horror ambientato in una piccola città ungherese incastonata in una valle dei Carpazi, il dramma è ulteriormente amplificato. Utilizzando scene oniriche e caratterizzazioni grottesche, László Krasznahorkai ritrae magistralmente la brutale lotta tra ordine e disordine. Nessuno può sfuggire agli effetti del terrore.

L’Accademia di Svezia ha motivato la decisione con parole che ne attestano la rilevanza: “per la sua opera potente e visionaria che, nel mezzo di un terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte”. Per l’Ungheria è un riconoscimento che consolida la sua posizione nel panorama culturale internazionale e rende omaggio a una tradizione letteraria ricca, complessa e spesso segnata dalla storia.

Il romanzo Guerra e guerra, nel suo andamento picaresco, anticipa il grande romanzo Il ritorno del barone Wenckheim, 2019, sebbene in questa occasione l’attenzione sia rivolta al ritorno in patria, con Krasznahorkai che gioca generosamente con la tradizione letteraria. Qui, l’idiota di Dostoevskij si reincarna nel barone perdutamente infatuato dalla sua dipendenza dal gioco d’azzardo. Ormai rovinato, sta tornando a casa in Ungheria dopo aver trascorso molti anni in esilio in Argentina. Spera di ricongiungersi con il suo amore d’infanzia, che non riesce a dimenticare. Sfortunatamente, nel corso del suo viaggio, affida la sua vita nelle mani del perfido Dante, un mascalzone presentato come una versione sporca di Sancho Panza. Il culmine del romanzo, che per molti versi ne costituisce il momento comico più significativo, è la gioiosa accoglienza riservata al barone dalla comunità locale, che il malinconico protagonista cerca a ogni costo di evitare.

A queste epopee «apocalittiche» si può aggiungere una quinta opera: Herscht 07769: Florian Herscht Bach-regénye (2021; Herscht 07769: A Novel, 2024). Qui non ci troviamo in un incubo febbrile nei Carpazi, ma piuttosto in un ritratto credibile di una cittadina contemporanea della Turingia, in Germania, che è tuttavia afflitta da anarchia sociale, omicidi e incendi dolosi. Allo stesso tempo, il terrore del romanzo si svolge sullo sfondo della potente eredità di Johann Sebastian Bach. È un libro, scritto d’un fiato, sulla violenza e la bellezza «impossibile» congiunte.

Krasznahorkai è un grande scrittore epico di tradizione mitteleuropea, che si estende da Kafka a Thomas Bernhard, ma ha più corde al suo arco, e presto guarda a Oriente adottando un tono più contemplativo e finemente calibrato. Il risultato è una serie di opere ispirate alle profonde impressioni lasciate dai suoi viaggi in Cina e Giappone. Sulla ricerca di un giardino segreto, il suo romanzo del 2003 Una montagna a nord, un lago a sud, sentieri a ovest, un fiume a est, è un racconto misterioso con potenti sezioni liriche ambientato a sud-est di Kyoto. Nella sua opera tocca anche il tema della creazione dell’opera d’arte con, tra l’altro, riferimento ad un’opera inedita di Pietro Vannucci, da Firenze a Perugia, città natale di quest’ultimo. Mentre tutti credono che Perugino, come è comunemente noto, abbia rinunciato alla pittura, è a Perugia che avviene un miracolo.

Un’altra opera avvincente che mette in mostra l’ampiezza e il registro letterario di László Krasznahorkai è il racconto breve Lavori preparatori per un palazzo: entrare nella follia degli altri pubblicato nel 2018. Questa storia, estremamente divertente e alquanto folle, è ambientata in una Manhattan infestata dai fantasmi del grande Herman Melville, che un tempo visse lì, e dei suoi fanatici ammiratori. È un libro che non parla solo della maledizione dell’imitazione, ma anche della benedizione della resistenza.