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Metalmeccanici

Petrolchimico di Siracusa, occupazione a rischio: per i sindacati serve subito la riconversione sostenibile

Questa mattina l'attivo unitario Fim Fiom Uilm: «Servono decisioni immediate»

Leandro Perrotta

06 Ottobre 2025, 15:47

15:57

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Petrolchimico Siracusa, siglata intesa per l'area di crisi industriale

I sindacati Fim, Fiom e Uilm regionali e provinciali, temono per il futuro del petrolchimico di Siracusa con le conseguenti criticità occupazionali del territorio. Ne hanno discusso questa mattina alla Cassa edile di Siracusa  in un attivo unitario dei metalmeccanici.

Per i sindacati il polo industriale ha tutte le potenzialità per diventare un modello nazionale di riconversione sostenibile, ma serve coraggio politico e decisioni immediate: «Non possiamo più attendere», hanno ribadito Fim, Fiom e Uilm che denunciano «l'assenza di una strategia politica chiara e condivisa per la riconversione dell’area industriale di Priolo-Augusta-Melilli, con il rischio concreto di pesanti ripercussioni sull'occupazione e sul futuro produttivo del territorio. Assistiamo a un silenzio tombale che mette a rischio centinaia di famiglie. Terremo assemblee in tutti i luoghi di lavoro. La scadenza del 2030 è vicina e dobbiamo chiarire il percorso di riconversione dell’impianto chimico». All'appuntamento hanno partecipato i segretari regionali Piero Nicastro (Fim), Francesco Foti (Fiom) e Vincenzo Comella (Uilm), insieme ai segretari provinciali Angelo Sardella, Antonio Recano e Giorgio Miozzi (tutti nella foto sotto) oltre a numerosi delegati.

I sindacati denunciano anche il peggioramento delle condizioni lavorative, con impianti spenti, assenza di manutenzione e calo dei livelli di sicurezza, che rischiano di azzerare 70 anni di storia industriale e di causare la perdita di migliaia di posti di lavoro. Per difendere l’industria a Siracusa, Fim, Fiom e Uilm chiedono investimenti per una transizione energetica ambientalmente e socialmente sostenibile, sottolineando che «i lavoratori vogliono essere protagonisti del cambiamento, non spettatori passivi di scelte calate dall’alto o, peggio, dell’inerzia istituzionale».