la relazione
Servizi sociali nei comuni, la situazione in Italia secondo la relazione della Corte dei Conti
Squilibri tra Nord e Sud, c'entra il fattore demografico legato alla denatalità

L’analisi del sistema dei servizi sociali comunali mette in luce marcate disparità territoriali nella spesa pro capite: in ampie porzioni del Paese i livelli risultano modesti e strutturalmente inadeguati, proprio dove il fabbisogno sociale è più pressante. Al contrario, si registrano importi più elevati in alcune Regioni a statuto speciale. È quanto rileva la Corte dei conti nella Relazione sulla spesa sociale negli enti territoriali, approvata dalla Sezione autonomie e costruita sul confronto tra i dati di bilancio e le principali fonti statistiche nazionali, così da fotografare la distribuzione delle risorse sul territorio e correlare gli interventi dei Comuni alla domanda effettiva di assistenza e inclusione.
La magistratura contabile osserva come fattori demografici, quali l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità, insieme a livelli d’istruzione inferiori alla media europea, aggravino la tenuta complessiva del sistema. A ciò si aggiunge la netta prevalenza della spesa corrente, destinata alla gestione immediata dei bisogni, rispetto agli investimenti, circostanza che frena l’innovazione e il consolidamento delle infrastrutture sociali.
Queste asimmetrie, sottolinea la Corte, minano l’equità e l’uniformità dei diritti sociali, rendendo indispensabili un riequilibrio nella distribuzione delle risorse e l’attuazione effettiva di standard minimi omogenei di prestazioni su tutto il territorio nazionale. Dall’analisi emergono due direttrici prioritarie di intervento: da un lato, il rafforzamento delle leve perequative nazionali per assicurare livelli essenziali e uniformi dei servizi sociali; dall’altro, il sostegno agli enti locali fragili, non solo attraverso trasferimenti finanziari, ma anche tramite azioni di capacity building e potenziamento organizzativo.
Il modello di gestione dei servizi resta misto e differenziato, con un significativo coinvolgimento del Terzo settore (cooperative, associazioni, fondazioni). Le procedure aperte concentrano la quota maggiore di spesa, mentre gli affidamenti diretti, pur più diffusi in termini numerici, si addensano soprattutto nei piccoli Comuni, tra 1.000 e 5.000 abitanti. Guardando al futuro del welfare, la Corte richiama la necessità di un irrobustimento del sistema ispirato a sostenibilità e integrazione. Si profila un assetto con un crescente ruolo della società civile, un maggiore ricorso a partenariati pubblico-privati e forme di cooperazione con gli enti del Terzo settore, mentre lo Stato è chiamato a funzioni di indirizzo e vigilanza. Si conferma – conclude il documento – l’importanza di un riequilibrio territoriale della spesa sociale e di un sistema in grado di garantire pari opportunità di accesso ai servizi fondamentali, nel solco dei principi di equità, sostenibilità e solidarietà.