Il caso
"Quella del saluto romano è una polemica strumentale"
Rinviata al 26 novembre l'udienza del processo a Mario Chiavola, presidente di Ragusa in Movimento. Tra i testimoni anche Simone Di Stefano, già leader di Casapound

Michele Savarese, Simone Di Stefano e Mario Chiavola
È stata rinviata al prossimo 26 novembre l’udienza relativa al processo a Mario Chiavola, presidente di Ragusa in Movimento, accusato di aver fatto il saluto romano nel corso di una manifestazione dell’aprile 2021. Nella giornata di ieri doveva essere sentito Simone Di Stefano, già segretario nazionale di Casapound, chiamato a testimoniare dall’avvocato Michele Savarese che, in questo processo, assiste Chiavola.
“Quella sul saluto romano - ha affermato Di Stefano - è una polemica strumentale. Ci sono molte manifestazioni per commemorare i caduti, molti dei quali militanti politici, e vengono ricordati tutti alla stessa maniera, cioè con la testimonianza che prevede il cosiddetto rito del presente che ha origini antiche. Questo saluto romano non ha alcun intento apologetico, però la sinistra ogni volta attacca e strumentalizza parlando di un ritorno del fascismo e di pericoli che nella realtà non esistono”.
I fatti in questione risalgono al 29 aprile 2021 quando, in occasione di una manifestazione organizzata da Casapound per ricordare Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù aggredito il 13 marzo del 1975 da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia operaia e morto poi il 29 aprile, Mario Chiavola rispose al presente facendo il saluto romano. A depositare la denuncia fu il presidente di Anpi Ragusa – associazione nazionale dei partigiani d’Italia – rappresentata in provincia dal senatore Gianni Battaglia.
“La Corte di Cassazione - dice l’avvocato Savarese - con una serie di pronunce ha specificato che il saluto romano non costituisce reato se a scopo meramente commemorativo, cioè se non è strumentale ad una concreta ricostituzione del partito fascista, prova ne è che gli agenti presenti in quella occasione non hanno denunciato nessun tipo di fatto costituente reato”.