il racconto
Compagnia aerea “made in Sicily” fra epopee e flop, così rinasce il sogno: Manlio Messina svela il piano
Il deputato siciliano: «Voli non solo su Catania, flotta di sei velivoli». Dietro una cordata di imprenditori «lungimiranti, coraggiosi e legatissimi all'Isola»
Per ora l'unico a metterci la faccia è Manlio Messina. Che avrà sicuramente messo sul piatto tutte le conoscenze e i canali preferenziali maturati nelle sue esperienze di assessore regionale al Turismo prima e deputato vicinissimo a Giorgia Meloni poi. Ma intanto si muove da consumato uomo marketing. E rivela, giorno dopo giorno, qualcosa in più della nuova compagnia aerea siciliana Etna Sky.
Prima l'annuncio della nascita della società, grazie a una cordata di imprenditori «lungimiranti, coraggiosi e legatissimi alla Sicilia», che per ora vogliono rimanere sotto traccia. Poi gli scali interessati: «I voli saranno da tutti gli aeroporti siciliani, non solo Catania, e la compagnia farà anche servizio charter». Coinvolti quindi anche Palermo, Comiso e Trapani. E un orizzonte temporale entro il quale dovrebbe decollare il primo aereo: l'estate del 2026. «Come velivoli a disposizione avremo quattro A321 - precisa il deputato catanese a La Sicilia - e due A330 dal secondo anno». Il primo modello, l'Airbus A321 trasporta fino a 244 passeggeri e viene utilizzato sulle rotte a corto-medio raggio. L'Airbus A330 può ospitare fino a 335 passeggeri e si usa su tratte medio-lunghe, comprese quelle intercontinentali. Le intenzioni della nuova compagnia sarebbero, infatti, quelle di coprire non solo tratte nazionali, ma di spingersi anche fuori Europa.
Le parole di Nino Pulvirenti
Con quali capitali? E con quali autorizzazioni? Di sicuro c'è che il Coa, il certificato di operatore aereo rilasciato da Enac ancora non c'è. E all'estate mancano sei mesi. «I tempi sono un po' stretti, mettere in piedi una compagnia aerea è un'operazione complessa che non si fa in così poco tempo». A parlare è l'ultimo siciliano che ci è riuscito: Nino Pulvirenti, patron di Windjet, che ha smesso di volare nel 2012 a cui seguì un tormentato iter giudiziario che lo vede ancora imputato per bancarotta fraudolenta. «Quella annunciata da Messina mi sembra un'iniziativa interessante - spiega -. Certo, noi con Windjet siamo partiti con un solo aereo, qui si parla di quattro mezzi in partenza. Significa che ci vogliono minimo 20 milioni di euro. E non credo proprio che per raggiungere questo capitale, si possa basare solo su capitali siciliani e catanesi».
La cifra ipotizzata da Pulvirenti trova conferma anche in fonti vicine alla neonata Etna Sky. «Gli imprenditori si sono impegnati per un capitale sociale di circa 20 milioni». C'è l'impegno quindi, non ancora la liquidità disponibile. Ma a chi si professa scettico, o peggio ipotizza l'ennesimo annuncio truffa, Messina replica: «Non c'è niente di tutto questo, da rappresentante delle istituzioni - afferma in un video sui social - ho cercato di portare avanti la realizzazione di una compagnia aerea pubblica che aiutasse la Sicilia, ma le istituzioni spesso sono sorde alle esigenze del territorio. Allora ci abbiamo pensato noi».
Rispetto a 15 anni fa, però, il panorama delle compagnie aeree è rivoluzionato. «Windjet non aveva molti concorrenti low cost - ricorda Pulvirenti - Oggi ti scontri con un mercato dove ci sono colossi. E questi non ti mollano l'osso facilmente. Uno che ha 400 aerei, non ci mette niente a giocarsi una carta in più e abbassare i prezzi sulle tratte siciliane per non farsi togliere fette di mercato. In ogni caso, questo è un problema dell'impresa. I siciliani dovrebbero avvantaggiarsi dalla concorrenza».
Il progetto di Crispino
Sull'isola intanto c'è un altro progetto che da alcuni anni promette di mettere in piedi una compagnia low cost: è Aerolinee siciliane, basato sull'azionariato sociale. Oggi conta circa 200 soci. L'anima tecnica dell'operazione è Luigi Crispino, visionario manager della vecchia Air Sicilia e già azionista di Wind Jet. «Noi stiamo andando avanti, abbiamo un milione e 400mila euro di capitale sociale e a maggio contiamo di partire». In questo caso il Coa, dopo il fallimentare tentativo fatto con Enac, «lo stiamo chiedendo a Malta, come ha fatto Ryanair», spiega Crispino. Che se la prende con la Regione: «Spende ogni anno 140 milioni tra contributi e inutili buoni sconto e non supporta una compagnia siciliana». Il 2026 sarà dunque l'anno del primo derby dei cieli in salsa sicula? «Noi speriamo di esserci - chiosa Crispino - quello di Messina, invece, è solo un maldestro tentativo di recuperare terreno dopo essere stato messo alla porta da Fratelli d'Italia».