Ue
Economia, la presidente della Bce Lagarde: «L'Unione europea regge, ma si attuino le riforme di Draghi»
Dazi, export debole e concorrenza globale continueranno a pesare sulla crescita del Vecchio Continente. «Impatto dei dazi cala nel 2026. Spero nella ratifica del Mes»

Christine Lagarde suona la campana del realismo, ma senza sfiducia. Davanti alla commissione Economica del Parlamento europeo, la presidente della Bce riconosce che dazi, export debole e concorrenza globale continueranno a pesare sulla crescita del Vecchio Continente. Ma invita a guardare oltre le nubi, già nel 2026, quando l’impatto delle tariffe imposte da Donald Trump dovrebbe attenuarsi. Poi, però, la stoccata è inevitabile: tariffe o no, a un anno dalla presentazione del report Draghi sulla competitività Ue, quelle riforme sono rimaste lettera morta. «È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti», ha sollecitato la numero uno dell’Eurotower, in un appello diretto ai leader affinché diano concretezza alle analisi del suo predecessore ed ex premier italiano, rilanciando investimenti e produttività. Un percorso che, nella ricetta della banchiera francese, richiede anche una solida rete di salvaguardia: il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), ancora fermo per la mancata ratifica da parte dell’Italia della sua riforma. «La mia più grande speranza — ha auspicato — è che venga ratificato da tutti i Paesi membri. Ce n’è ancora uno che non lo ha fatto, impedendo al MES di svolgere la sua missione di sostegno ai Paesi e alle istituzioni finanziarie. Mi auguro che possa finalmente trovare la sua destinazione».
Seduta dinnanzi agli eurodeputati a Strasburgo, Lagarde ha tracciato la rotta di un futuro prossimo ancora prudente ma stabile. Francoforte, ha ricordato la presidente ribadendo i dati diffusi a settembre, vede una crescita dell’1,2% nel 2025, dell’1% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Sul fronte dei prezzi, l’inflazione si muove ormai intorno al 2%, un livello considerato in linea con l’obiettivo, indicando come «il percorso di disinflazione possa dirsi concluso». Anche per questo, è tornata a spiegare, le prossime mosse sui tassi resteranno ancorate ai dati, senza itinerari già tracciati. Dopo otto tagli consecutivi, ha ribadito, ogni decisione sarà presa «riunione dopo riunione», nel solco della linea adottata fin qui dalla Bce.
Ad agire, è stata l’esortazione a più riprese, dev’essere l’Europa stessa. A cominciare dal commercio — dove è prioritario «stipulare nuovi accordi con i partner globali» — e da sicurezza e difesa comune, considerata la chiave per reggere l’urto di un mondo «sempre più incerto». Sul delicato «paradosso» tra spesa militare e disciplina di bilancio, la presidente dell’Eurotower ha invitato a considerarlo «una questione di focus» negli investimenti: nella sua visione, «non c’è scampo» agli impegni presi in sede Nato, ma resta imprescindibile il rispetto della disciplina di bilancio. Un monito che vale soprattutto per i Paesi — compresa l’Italia — chiamati a centrare gli obiettivi sul deficit negoziati con Bruxelles. E la cautela, ha ribadito Lagarde richiamando il messaggio già lanciato all’Eurogruppo di Copenaghen, vale anche per la gestione degli asset russi congelati, tema su cui la presidente ha invitato a muoversi nel «rispetto del diritto internazionale» e con un’attenzione costante «alla stabilità finanziaria». Un richiamo che s’inserisce in un quadro geopolitico complesso ma non per questo privo di opportunità: con politiche adeguate — comprese quelle legate all’euro digitale — l’Europa, ha osservato Lagarde, può rafforzare il peso globale della propria moneta e tornare protagonista.
(di Valentina Brini)
Christine Lagarde suona la campana del realismo, ma senza sfiducia. Davanti alla commissione Economica del Parlamento europeo, la presidente della Bce riconosce che dazi, export debole e concorrenza globale continueranno a pesare sulla crescita del Vecchio Continente. Ma invita a guardare oltre le nubi, già nel 2026, quando l’impatto delle tariffe imposte da Donald Trump dovrebbe attenuarsi. Poi, però, la stoccata è inevitabile: tariffe o no, a un anno dalla presentazione del report Draghi sulla competitività Ue, quelle riforme sono rimaste lettera morta. «E' giunto il momento di passare dalle parole ai fatti», ha sollecitato la numero uno dell’Eurotower, in un appello diretto ai leader affinché diano concretezza alle analisi del suo predecessore ed ex premier italiano, rilanciando investimenti e produttività. Un percorso che, nella ricetta della banchiera francese, richiede anche una solida rete di salvaguardia: il meccanismo europeo di stabilità, ancora fermo per la mancata ratifica da parte dell’Italia della sua riforma. «La mia più grande speranza - ha auspicato - è che venga ratificato da tutti i Paesi membri. Ce n'è ancora uno che non lo ha fatto, impedendo al Mes di svolgere la sua missione di sostegno ai Paesi e alle istituzioni finanziarie. Mi auguro che possa finalmente trovare la sua destinazione».
Seduta dinnanzi agli eurodeputati a Strasburgo, Lagarde ha tracciato la rotta di un futuro prossimo ancora prudente ma stabile. Francoforte, ha ricordato la presidente ribadendo i dati diffusi a settembre, vede una crescita dell’1,2% nel 2025, dell’1% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Sul fronte dei prezzi, l'inflazione si muove ormai intorno al 2%, un livello considerato in linea con l’obiettivo, indicando come «il percorso di disinflazione possa dirsi concluso». Anche per questo, è tornata a spiegare, le prossime mosse sui tassi resteranno ancorate ai dati, senza itinerari già tracciati. Dopo otto tagli consecutivi, ha ribadito, ogni decisione sarà presa «riunione dopo riunione», nel solco della linea adottata fin qui dalla Bce.
Ad agire, è stata l’esortazione a più riprese, dev'essere l'Europa stessa. A cominciare da commercio - dove è prioritario «stipulare nuovi accordi con i partner globali» - e sicurezza e difesa comune, considerata la chiave per reggere l’urto di un mondo «sempre più incerto». Sul delicato «paradosso» tra spesa militare e disciplina di bilancio, la presidente dell’Eurotower ha invitato a considerarlo «una questione di focus» negli investimenti: nella sua visione, «non c'è scampo» agli impegni presi in sede Nato, ma resta imprescindibile il rispetto della disciplina di bilancio. Un monito che vale soprattutto per i Paesi - compresa l’Italia - chiamati a centrare gli obiettivi sul deficit negoziati con Bruxelles. E la cautela, ha ribadito Lagarde richiamando il messaggio già lanciato all’Eurogruppo di Copenaghen, vale anche per la gestione degli asset russi congelati, tema su cui la presidente ha invitato a muoversi nel «rispetto del diritto internazionale» e con un’attenzione costante «alla stabilità finanziaria».
Un richiamo che s'inserisce in un quadro geopolitico complesso ma non per questo privo di opportunità: con politiche adeguate - comprese quelle legate all’euro digitale - l’Europa, ha osservato Lagarde, può rafforzare il peso globale della propria moneta e tornare protagonista.