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Caso Ramy, la perizia che potrebbe svelare l'ultima verità

Tra depistaggi, accuse e tensioni: il percorso giudiziario della tragedia che ha scosso Milano

Alfredo Zermo

07 Ottobre 2025, 14:20

Caso Ramy, la perizia che potrebbe svelare l'ultima verità

La notte tra il 23 e il 24 novembre 2024, in una Milano avvolta dall'oscurità, una scena drammatica ha segnato per sempre il destino del 19enne Ramy Elgaml: uno scooter inseguito da un'auto dei carabinieri sbandava all'improvviso tra le vie di un quartiere popolare. Da allora, una scia di indagini, accuse e polemiche ha attraversato il capoluogo lombardo, culminando in una nuova svolta che potrebbe chiarire la dinamica dell'incidente fatale.

La richiesta cruciale: una perizia per ricostruire la dinamica

I pubblici ministeri Giancarla Serafini e Marco Cirigliano hanno avanzato la richiesta di una perizia tecnica affidata a esperti indipendenti, per ricostruire con rigore la dinamica dell'inseguimento e dell'incidente in cui Ramy Elgaml perse tragicamente la vita. Questa decisione si inserisce nel quadro di un'inchiesta complessa, in cui la Procura di Milano contesta il reato di omicidio stradale sia al carabiniere che guidava l'auto seguendo lo scooter, sia a Fares Bouzidi, l'amico che era alla guida del mezzo a due ruote.

Secondo gli esiti preliminari, il militare avrebbe tenuto una distanza troppo ravvicinata dal veicolo inseguito, contribuendo così allo scontro finale in via Ripamonti, angolo via Quaranta. Tuttavia, le perizie finora depositate non sono univoche: difese e consulenti delle parti hanno presentato versioni divergenti, alimentando il sospetto che vi siano ancora aspetti poco chiari. Si attende dunque che la nuova perizia possa sciogliere questi dubbi, delineando con precisione cause e responsabilità.

Una vicenda segnata da contestazioni e polemiche

Il quadro giudiziario si complica ulteriormente con le accuse di depistaggio rivolte a quattro carabinieri, indagati per aver manipolato le prove e ostacolato le indagini. In particolare, due militari avrebbero obbligato un testimone a cancellare dal telefono un video che riprendeva la fase cruciale dell'incidente, un gesto che ha scatenato indignazione e alimentato la diffidenza verso le forze dell'ordine coinvolte.

Le tensioni non si sono limitate alle aule di tribunale: il quartiere milanese del Corvetto, dove Ramy viveva, è stato teatro di proteste accese, con momenti di rabbia che hanno visto episodi di vandalismo e scontri con le forze dell'ordine. Solo le parole del padre di Ramy sono riuscite temporaneamente a calmare gli animi.

Il processo e le sentenze finora emesse

Nel frattempo, per Fares Bouzidi, il giovane alla guida dello scooter, è arrivata una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, con un risarcimento di 2mila euro riconosciuto a ognuno dei sei carabinieri parte civile. L'amministrazione giudiziaria ha inoltre disposto la confisca di oggetti personali di Bouzidi rinvenuti durante le indagini.

Il caso continua a essere al centro di un acceso dibattito pubblico e politico, con il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha espresso solidarietà ai carabinieri coinvolti, denunciando quella che definisce una persecuzione ingiusta degli uomini in divisa.

Quali sviluppi aspettarsi?

Con la richiesta di perizia avanzata dai magistrati, si apre una nuova fase in cui la scienza forense diventa protagonista: l'attesa è tutta per la relazione tecnica che potrà fornire una ricostruzione dettagliata dell'incidente e dei comportamenti tenuti da ciascuno quella tragica notte. Solo allora si potrà comprendere con maggiore chiarezza il filo degli eventi e, eventualmente, chiarire le responsabilità.

Nel frattempo resta aperta anche l'inchiesta sulle accuse di depistaggio, a testimonianza di come il caso Ramy rappresenti un nodo complesso, dove giustizia, verità e dolore si intrecciano in un intreccio ancora da sciogliere.