NEGOZIATI DI PACE
Scambio di liste e spiraglio di tregua a Sharm el-Sheikh: Israele e Hamas verso uno scambio di prigionieri "tutti per tutti"
Il capo negoziatore israeliano è in Egitto per discutere del cessate il fuoco. Mentre fonti di Hamas fanno trapelare che «prevale uno spirito di ottimismo»

Gaza City il 2 ottobre 2025
Israele e Hamas si sono scambiati «liste di prigionieri da rilasciare», ha dichiarato all’Afp un leader di Hamas. «L'ottimismo prevale tra tutte le parti» nei colloqui su Gaza.
Taher al-Nunu, che fa parte della delegazione di Hamas a Sharm el-Sheikh, in una dichiarazione pubblicata dal gruppo, ha affermato che i mediatori stanno «facendo grandi sforzi per rimuovere qualsiasi ostacolo all’attuazione del cessate il fuoco e che uno spirito di ottimismo prevale tra tutti». Lo riporta al-Jazeera.
«I negoziati si sono concentrati sui meccanismi per attuare la fine della guerra, il ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza e lo scambio di prigionieri», ha affermato al-Nunu. «Le liste dei prigionieri da rilasciare sono state scambiate oggi secondo i criteri e i numeri concordati. I negoziati indiretti continuano oggi con la partecipazione di tutte le parti e dei mediatori», ha aggiunto.
Nell’ambito dei colloqui di Sharm-el-Sheikh per la pace a Gaza i palestinesi starebbero cercando di massimizzare i risultati della trattativa rispetto alla liberazione dei reciproci ostaggi. Una fonte palestinese di alto livello ha riferito alla testata israeliana Ynet che si starebbe cercando di aumentare la lista dei prigionieri della sua fazione da 250 a 300, creando una situazione di «tutti per tutti».
Secondo il Palestinian Prisoner Club, 303 ergastolani sono detenuti nelle carceri israeliane - alcuni dei quali addirittura da prima degli Accordi di Oslo - e quindi non hanno quasi nessuna speranza di essere rilasciati in futuro. «Per questi prigionieri, questa potrebbe essere l’ultima possibilità di essere liberi, e quindi c'è grande speranza tra loro», ha affermato la fonte di alto livello. La stessa fonte ha riferito a Ynet che a seguito delle pressioni turche si è cercato di impedire a Israele di porre il veto sui nomi dei prigionieri proposti per il rilascio e che si è anche cercato di impedirne la deportazione in Paesi terzi.
«La cosa più importante è l'effettivo rilascio», ha osservato, aggiungendo che tra i nomi che i palestinesi stanno cercando di includere ci sono anche quelli di prigionieri arabo-israeliani condannati a pesanti pene detentive. Secondo la fonte, la questione dell’espulsione rimane una delle più delicate nei negoziati.
«I prigionieri espulsi vengono di fatto rilasciati, ma incontrano molte difficoltà, soprattutto quelli che si trovano in Egitto», ha affermato. «Finora non hanno la cittadinanza, non possono muoversi liberamente e l'Egitto rappresenta per loro una tappa intermedia nel loro viaggio verso altri Paesi, sia in Europa che in Paesi come il Pakistan che accettano prigionieri palestinesi».
L’alto funzionario ha sottolineato che la maggior parte dei prigionieri rilasciati in passato «non sono tornati al terrorismo o alla politica» e che molti di loro vivono attualmente in varie parti del mondo, isolati dalla scena palestinese.
Il canale saudita Al-Hadath riferisce che una delegazione della Jihad islamica palestinese si unirà oggi ai colloqui per la tregua. Parteciperà anche una delegazione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, fazione minore ma ancora attiva all’interno del fronte palestinese. Nel frattempo, il capo negoziatore della squadra israeliana Ron Dermer è arrivato a Sharm el-Sheikh.