Tod's, i pm di Milano chiedono l'amministrazione giudiziaria per sfruttamento dei lavoratori: «Condizioni di para schiavitù»
Lungo la filiera - durante le ispezioni - sarebbero stati individuati lavoratori «pagati 2,75 euro l’ora, con turni prevalentemente notturni e anche nei giorni festivi»

Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato di Tod's
La Procura di Milano ha chiesto l’amministrazione giudiziaria di Tod’s spa, società non indagata, ipotizzando un’agevolazione colposa di un “pesante sfruttamento lavorativo” lungo la filiera produttiva.
Le ispezioni dei carabinieri del Nucleo tutela del lavoro avrebbero riscontrato condizioni di sfruttamento in alcuni opifici riconducibili alla catena di appalti, gestiti da imprenditori cinesi in Lombardia (Baranzate e Vigevano) e nelle Marche, con retribuzioni di pochi euro l’ora.
Il percorso giudiziario
A marzo il Tribunale di Milano, sezione misure di prevenzione, ha respinto la richiesta della Procura: per i laboratori lombardi il mancato controllo sui subfornitori è stato ricondotto alla società appaltatrice italiana cui Tod’s aveva affidato la commessa, poi subappaltata ai laboratori cinesi. Il Tribunale ha inoltre rilevato che i capi realizzati in quei laboratori erano destinati ai dipendenti di Tod’s e non alla vendita. Per i laboratori marchigiani, cui Tod’s avrebbe affidato direttamente la produzione di tomaie, il Tribunale ha ritenuto competente la magistratura delle Marche.
A maggio, in appello, la Corte d’Appello di Milano ha riconosciuto la sussistenza di elementi per procedere, ma ha eccepito la competenza territoriale di Ancona, in ragione della prevalenza di fatturato dei laboratori marchigiani.
La Procura di Milano ha impugnato: il 19 novembre la Corte di Cassazione deciderà se a procedere sarà Milano o Ancona.
Le contestazioni degli inquirenti
Il pm Paolo Storari descrive una “condizione di para schiavitù” nei siti ispezionati. Secondo quanto emerge dagli atti, i lavoratori sarebbero stati pagati 2,75 euro l’ora, con turni prevalentemente notturni e anche nei giorni festivi, e con postazioni di lavoro allestite in locali adibiti ad abitazione. Negli opifici sarebbero stati rinvenuti capi in lavorazione e già ultimati — giacche e pantaloni, oltre a tessuti sagomati — con marchio Tod’s. Gli inquirenti segnalano inoltre etichette, già apposte o pronte per l’uso, recanti la dicitura “made in Romania” quale Paese di produzione.
Nella ricostruzione della Procura, tali dinamiche a “bassissimo costo” avrebbero generato “indubbi vantaggi economici” lungo la catena del valore: tomaie prodotte a 8-14 euro e mocassini al dettaglio a prezzi prossimi ai 700 euro.
La posizione di Tod’s
In una nota, l’azienda afferma di rispettare “tutta la normativa vigente, compresa quella che regola il mondo del lavoro”, e di effettuare “controlli costanti” sui laboratori selezionati. La società definisce “imprescindibili” la qualità dei prodotti e “la qualità della vita lavorativa” dei dipendenti e annuncia che nei prossimi giorni prenderà visione degli atti per fornire “tutti i necessari chiarimenti atti a dimostrare la nostra totale estraneità”.
Tod’s esprime “amarezza” per non essere stata interpellata prima: “Se fossimo stati interpellati al momento opportuno, avremmo potuto dare tutti i chiarimenti del caso e spiegare la nostra organizzazione produttiva, che è sempre stata disciplinata rispettando regole e leggi”.
La società ricorda che i laboratori “sono visitati regolarmente dai nostri responsabili” e sottoscrivono accordi a tutela dell’ambiente di lavoro, delle condizioni dei dipendenti e del rispetto dei contratti collettivi. Gli stabilimenti del gruppo, aggiunge, sono ritenuti “un’eccellenza” in materia ambientale e di servizi sociali per i lavoratori. Il nodo della competenza territoriale e l’udienza in Cassazione del 19 novembre restano il passaggio chiave per stabilire il prosieguo del procedimento sulla richiesta di amministrazione giudiziaria.