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La corsa al Nobel per la Pace e il sogno di Trump: perché il tycoon è tra i favoriti e perché gli analisti sono scettici

Venerdì alle 11 ora di Oslo si conoscerà il nome della personalità e dell'organizzazione insignita del riconoscimento: tra i 337 altri candidati ci sono anche Zelensky e Greta Thunberg

Redazione La Sicilia

08 Ottobre 2025, 19:31

La corsa al Nobel per la Pace e il sogno di Trump: perché il tycoon è tra i favoriti e perché gli analisti sono scettici

L’attesa terminerà venerdì alle 11, ora di Oslo. Con l’annuncio del Nobel per la Pace, Donald Trump saprà se avrà prevalso tra i 338 candidati in corsa.

Dall’attivista Greta Thunberg, appena rientrata da Israele dopo l’imbarco sulla Flotilla per Gaza e il successivo arresto, alla relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, la competizione riflette visioni contrapposte sul modo di porre fine ai conflitti, oggi più numerosi che mai dal 1946, secondo uno studio dell’Università di Uppsala.

Trump non nasconde l’ambizione, rivendicando il riconoscimento per i suoi presunti meriti nell’aver messo fine a “otto guerre”. Prima di lui quattro presidenti statunitensi, da Roosevelt a Obama, hanno ricevuto il prestigioso alloro.

Già candidato nel 2020 e nel 2021, l’ex presidente potrebbe contare su qualche chance in più dopo le nomination arrivate da vari capi di Stato e di governo, da Benjamin Netanyahu a rappresentanti di Pakistan, Congo e Cambogia.

Nei giorni scorsi, inoltre, le famiglie degli ostaggi israeliani hanno inviato una lettera al Comitato per il Nobel sollecitando l’assegnazione del premio a Trump per aver portato quella che definiscono “luce nei giorni più bui”, grazie al suo impegno per la liberazione delle persone rapite dai terroristi il 7 ottobre.

I grandi operatori di scommesse lo collocano tra i favoriti insieme a Yulia, moglie del dissidente russo morto in carcere Alexey Navalny, a Volodymyr Zelensky e a Greta Thunberg.

Tra i possibili vincitori figurano anche organizzazioni come le Camere di risposta alle emergenze del Sudan, la Corte internazionale di giustizia e gli osservatori dell’Osce sulla regolarità dei processi elettorali.

Eppure, secondo molti analisti, anche stavolta Trump difficilmente prevarrà. “Al di là dei tentativi di mediazione per Gaza, si osservano politiche che vanno contro le intenzioni e i principi enunciati nel testamento di Nobel”, quali cooperazione internazionale, fratellanza tra i popoli e disarmo, ha dichiarato la direttrice dell’Istituto di ricerca sulla pace di Oslo, Nina Graeger.

Lo scorso anno la scelta è ricaduta sull’organizzazione Nihon Hidankyo, che rappresenta i sopravvissuti ai bombardamenti atomici. Anche quest’anno, il Comitato potrebbe premiare una figura non troppo controversa o divisiva.

“Guardiamo al quadro nella sua interezza”, spiega il presidente dell’organo di cinque membri che assegna il Nobel per la Pace, Jørgen Watne Frydnes: “Esaminiamo prima di tutto ciò che hanno concretamente realizzato al servizio della pace”.

Nello Studio Ovale, dunque, non si coltivano troppe illusioni. “Ho risolto otto guerre ma non mi daranno mai il Nobel per la Pace”, ha affermato di recente lo stesso Trump parlando ai vertici militari convocati a Quantico: “Lo daranno a qualcuno che non ha combinato nulla o ha scritto un libro sulla mente di Donald Trump e su come si risolvono le guerre”.