Dal cessate il fuoco, alla governance della Striscia fino alla ricostruzione di Gaza: tutto quello che c'è da sapere sul Piano di Pace Trump firmato da Israele e Hamas
Dopo la svolta di stanotte (ora italiana) la diplomazia al lavoro per attuare l'accordo tra Tel Aviv e palestinesi

Nella notte, a Sharm el Sheikh, Israele e Hamas hanno raggiunto un’intesa sulla prima fase del piano per la pace a Gaza. Il pacchetto iniziale prevede un cessate il fuoco immediato, il ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia, lo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi e l’apertura di un corridoio umanitario. Le questioni più controverse del cosiddetto “piano Trump” — dal disarmo di Hamas all’assetto di governo del dopoguerra — saranno discusse nei prossimi round negoziali.
Punti principali dell’accordo
- Cessate il fuoco: “Totale e immediato”, scatterà non appena il governo guidato da Benjamin Netanyahu, atteso riunirsi nel pomeriggio, ratificherà l’intesa raggiunta in Egitto.
- Ostaggi: entro 72 ore dalla ratifica (verosimilmente lunedì) saranno liberati i sequestrati ancora in vita, stimati in 20, e rilasciati quasi 2.000 prigionieri palestinesi, tra cui 250 condannati all’ergastolo. La lista dei detenuti non è stata ancora resa nota; resta irrisolto il caso di figure di spicco come Marwan Barghouti. Secondo fonti palestinesi, Israele si sarebbe rifiutato di includerlo tra i liberabili.
- Ritiro dell’IDF: il ridispiegamento è atteso nelle 24 ore successive all’accordo. In base alle mappe del “piano Trump”, le forze israeliane arretreranno gradualmente dietro la “linea gialla”, tracciata da 1,5 fino a oltre 5 chilometri all’interno della Striscia a seconda delle aree. È previsto l’evacuazione da Gaza City e dagli altri centri urbani, con l’eccezione di Rafah, ritenuta da Israele punto d’ingresso di armi per Hamas.
- Corridoio umanitario: nella fase iniziale dovranno entrare almeno 400 camion di aiuti al giorno.
I nodi dei prossimi negoziati
Nella seconda fase si affronteranno un ulteriore arretramento dietro la “linea rossa”, più esterna della “gialla”, e l’istituzione di una “zona cuscinetto” lungo il confine tra Israele e la Striscia. Il documento in venti punti contempla inoltre un’amministrazione provvisoria internazionale a guida USA, con la partecipazione di Paesi arabi e dell’ex premier britannico Tony Blair, e la creazione di una Forza internazionale di stabilizzazione (ISF) da dispiegare “immediatamente” a Gaza.
Il dopo-guerra
L’obiettivo finale è la stabilizzazione della Striscia e la possibile prospettiva di uno Stato palestinese, su cui permane il netto “no” di Israele. Hamas, che ha respinto qualsiasi amministrazione straniera o occidentale, si direbbe invece disponibile a un governo tecnico palestinese “sotto l’egida dell’ANP”, con garanzie dei Paesi arabi e musulmani.