Medio Oriente
Caschi blu e Carabinieri: il contributo italiano al piano di pace
Se ne parlerà al vertice di Parigi. Crosetto: "Pronti a fare la nostra parte se ci sarà un’operazione di peacekeeping a Gaza. L’Italia ci sarà sempre"

In vista di una possibile missione di peacekeeping nella Striscia di Gaza, l’Italia si prepara a rivestire un ruolo di rilievo con le proprie Forze armate: dall’Arma dei Carabinieri all’eventuale impiego di contingenti sotto egida Onu. Al momento nulla è stato definito; numeri e assetti operativi potrebbero entrare in una bozza solo qualora giungessero richieste esplicite da Washington. La prima occasione è il vertice di Parigi sull’attuazione del piano di pace statunitense, al quale per l’Italia partecipa il ministro degli Esteri Antonio Tajani. È proprio in quella sede che potrebbe emergere il dossier relativo all’impiego dei contingenti, poiché tra i temi centrali del confronto figurano la stabilizzazione della Striscia, la ricostruzione e il ruolo delle Nazioni Unite.
A dare l’impulso politico è il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Per quanto riguarda il futuro, e cioè la concreta realizzazione del piano di pace degli Stati Uniti per Gaza, ovviamente l’Italia, e in particolare le Forze armate, sono e saranno pronte a fare la loro parte, come hanno sempre fatto e come hanno dimostrato, in tutte le missioni internazionali cui partecipano, di saper fare. L’Italia c’è e ci sarà sempre quando si tratta di sostenere i processi di pace”.
In attesa di capire se i caschi blu italiani verranno schierati con Esercito e Aeronautica in una futura Palestina, appare quasi scontato un impiego dei Carabinieri del Centro di eccellenza per le unità di polizia di stabilità (CoESPU), come già avviene in Cisgiordania. A Gerico, infatti, l’Italia è impegnata nell’addestramento delle forze di polizia palestinesi, mentre altre unità operano al valico di Rafah, al confine con l’Egitto, dove in passato sono stati più volte attivati i corridoi umanitari. Una prima richiesta di presenza dei Carabinieri a Gaza, a conflitto concluso, era stata avanzata già un anno fa dall’allora segretario di Stato americano Antony Blinken.
Sul fronte interno, intanto, arrivano novità dalla Difesa. Il Documento Programmatico Pluriennale 2025-2027 è stato trasmesso alla Commissione Difesa del Parlamento. Il piano destina 15,4 miliardi di euro al comparto armamenti e munizionamento, con un profilo di spesa distribuito sui prossimi 15 anni. L’obiettivo è rafforzare la capacità produttiva dell’industria nazionale e garantire uno sviluppo equilibrato in tutte le aree strategiche. Dal documento emerge tuttavia che la dotazione potrebbe non essere sufficiente; per questo il dicastero punta a investimenti che aumentino l’autonomia strategica, affiancati da programmi di ricerca e sviluppo in grado di offrire anche ritorni economici al Paese. Nei prossimi due anni è previsto un incremento del 7,2% del budget, mentre il bilancio ordinario per l’esercizio 2025 ammonta a 31,2 miliardi di euro. In sostanza, con il nuovo programma l’Italia punta a centrare la soglia del 2% del Pil per la spesa in Difesa. L’ammodernamento, non immediato ma ritenuto imprescindibile, riguarderà nuovi aerei da pattugliamento marittimo, un aumento dei finanziamenti per i carri armati, investimenti in droni, cyberspazio e sistemi di difesa aerea e navale.