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Dalla Casa Bianca

Accordo su Gaza, Trump: «Due Stati? Mi atterrò a ciò che concordano»

Il presidente invitato a parlare alla Knesset. L'Idf si prepara a ritiro. Hamas: «Ricevute garanzie, la guerra in Palestina è finita»

Redazione La Sicilia

09 Ottobre 2025, 21:26

23:00

Accordo su Gaza, Trump: «Due Stati? Mi atterrò a ciò che concordano»

Donald Trump ha aperto alla Casa Bianca una riunione di Gabinetto con un sorriso smagliante: nella notte ha incassato l’accordo tra Israele e Hamas sulla prima fase del piano di pace per Gaza. «Gli ostaggi dovrebbero essere rilasciati lunedì o martedì», ha annunciato nel giorno della firma storica, mentre prepara le valigie per il Medio Oriente. La tappa è ipotizzata in Israele e in Egitto, dove rivendicherà il risultato durante la cerimonia ufficiale. È stato lui stesso a diffondere per primo la notizia con un post su Truth, predisposto in anticipo per battere tutti sul tempo, grazie anche alla complicità del suo ministro degli Esteri, Marco Rubio, che poco prima gli aveva fatto recapitare un biglietto in cui definiva l’accordo «vicinissimo».

L’intesa, siglata a Sharm el-Sheikh dopo giorni di negoziati indiretti mediati da Egitto, Qatar e Turchia con la supervisione statunitense, rappresenta il colpo diplomatico più significativo di The Donald, forse persino più degli Accordi di Abramo del primo mandato, che ora mira ad ampliare presentandosi come pacificatore, coltivando l’ambizione del Nobel e l’aspirazione a entrare nella storia. «Abbiamo messo fine alla guerra, penso che porterà a una pace durevole», ha spiegato il tycoon ai suoi ministri, aggiungendo che proverà a recarsi in Egitto per la cerimonia della firma ufficiale. Il viaggio, atteso per domenica, dovrebbe includere anche Israele, dove potrebbe diventare il primo presidente americano a intervenire alla Knesset. L’invito è arrivato dal premier Benjamin Netanyahu dopo la svolta diplomatica. Una conversazione «molto emozionante e calorosa», l’ha definita Bibi, che si è unito al coro crescente (New York Times compreso) favorevole ad assegnare a Trump il sospirato Nobel per la pace.

Un riconoscimento che, se l’intesa reggerà e verrà attuata nella seconda e più ardua fase, potrebbe arrivare l’anno prossimo. I 20 punti in agenda vanno dal disarmo di Hamas alla ricostruzione e alla governance di Gaza, dal ritiro completo dell’Idf dalla Striscia al dispiegamento di una forza internazionale di pace, probabilmente sotto egida Onu. Tutti i dossier postbellici sono stati esaminati dai ministri degli Esteri di Paesi occidentali (per l’Italia Antonio Tajani) e arabi in un vertice a Parigi, da cui Emmanuel Macron ha messo in guardia contro l’accelerazione della colonizzazione in Cisgiordania, «una minaccia esistenziale per lo Stato di Palestina» e «contraria non solo al diritto internazionale ma anche al piano americano».

Sulla soluzione dei due Stati, tuttavia, Trump resta evasivo: «Non ho un’opinione precisa, mi atterrò a ciò che concordano». Nel frattempo l’Egitto si prepara a ospitare una conferenza sul futuro della causa palestinese, mentre i ricchi Paesi arabi contribuiranno alla ricostruzione di Gaza, come ha annunciato il tycoon, che ha ringraziato i leader di Qatar, Egitto e Turchia, sottolineando in particolare il ruolo «grandioso» di Recep Tayyip Erdogan nella mediazione con Hamas. Trump si è detto inoltre pronto a collaborare con l’Iran, sponsor dei miliziani palestinesi, dopo che Teheran ha espresso sostegno all’accordo, appoggiato anche da Vladimir Putin.

I riflettori ora sono puntati sullo scambio di prigionieri: da un lato 48 ostaggi israeliani, di cui 20 vivi; dall’altro 1.950 detenuti palestinesi, tra cui 250 ergastolani. Israele ha posto il veto sulla liberazione di Marwan Barghouti e Ahmad Saadat. Saranno restituiti anche i corpi di 360 miliziani di Hamas, ma non quelli dei fratelli Yahya e Mohammed Sinwar.

Il governo di Tel Aviv ha spiegato che il cessate il fuoco entrerà in vigore entro 24 ore dalla riunione di giovedì per la ratifica dell’intesa, con i preannunciati voti contrari del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e di quello della Sicurezza interna Itamar Ben Gvir, entrambi ultranazionalisti di estrema destra. L’Idf si ritirerà sulla cosiddetta linea gialla e, nelle 72 ore successive, tutti gli ostaggi saranno rilasciati e riportati in Israele, dunque non prima di lunedì. L’esercito israeliano manterrà comunque il controllo di circa il 53% della Striscia, ha precisato la portavoce del governo.

Anche Hamas ha confermato l'accordo raggiunto. «Abbiamo ricevuto rassicurazioni dai mediatori fratelli e dall’amministrazione statunitense, che hanno confermato che la guerra è completamente finita»: ha detto il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, come riporta al Jazeera. Al-Hayya ha aggiunto che 250 palestinesi che scontano l'ergastolo nelle carceri israeliane saranno rilasciati come parte dell’accordo, insieme ai 1.700 palestinesi di Gaza arrestati dall’inizio della guerra. 

L’ottimismo attraversa la comunità internazionale e si riflette nella gioia esplosa tra i residenti di Gaza e in Israele, a partire dalle famiglie dei sequestrati. E Trump gongola all’idea di riuscire dove finora non era arrivato nessun presidente americano.