la tregua
Israele è con Netanyahu, ma i falchi si sfilano dall'accordo
No di Smotrich e Ben Gvir dell'ultradestra, l’opposizione va in soccorso del premier per la ratifica dell’accordo siglato in Egitto
Nell’ora in cui riaffiora la speranza per la liberazione degli ostaggi, Israele si ricompatta attorno a Benyamin Netanyahu. Se i falchi dell’estrema destra respingono l’intesa raggiunta con Hamas, è l’opposizione a correre in soccorso del primo ministro.
Il governo si è riunito per discutere la ratifica dell’accordo mediato in Egitto: una tregua su Gaza, la liberazione di tutti i rapiti e la scarcerazione di quasi duemila detenuti palestinesi. Malgrado le prime indiscrezioni lasciassero prevedere un iter rapido sia nel gabinetto di sicurezza sia nel Consiglio dei ministri, i lavori hanno subito ore di rinvio.
In serata l’emittente pubblica Kan ha attribuito lo slittamento alla posizione del ministro Itamar Ben Gvir, intenzionato a porre il veto sulla liberazione di alcuni terroristi condannati a molteplici ergastoli nell’ambito dello scambio con gli ostaggi. «Nei colloqui che hanno avuto luogo tra me e il primo ministro negli ultimi giorni, ho chiarito che in nessuna circostanza farò parte di un governo che permetterà a Hamas di continuare a governare a Gaza. Questa è una linea rossa lampante», ha dichiarato Ben Gvir. «Se il governo di Hamas non verrà smantellato, o se ci diranno solo che è stato smantellato, mentre in realtà non lo è, scioglieremo l’esecutivo», ha aggiunto.
Sulla stessa linea Bezalel Smotrich, che giovedì mattina ha annunciato con un lungo post l’intenzione del suo partito di votare contro l’accordo. Ciononostante, l’ipotesi di una caduta del governo non appare praticabile: le forze di opposizione sostengono pienamente l’intesa firmata al Cairo, garantendo i numeri necessari.
Il Paese, inoltre, si è stretto attorno al premier, inclusi gruppi di famiglie dei rapiti di area conservatrice che in passato avevano chiesto la prosecuzione del conflitto. Anche alla Knesset, dunque, i voti per Netanyahu al momento non mancano.
Per i due ministri di ispirazione messianica l’occasione di alzare barricate si ripresenterà: a ogni passaggio parlamentare dell’intesa potranno tentare nuove manovre per consolidare il consenso dei loro sostenitori. Ma non ora. Il presidente degli Stati Uniti è atteso in Israele; in serata il palazzo della Knesset si è illuminato con i colori della bandiera americana, mentre in strada sono comparsi striscioni di ringraziamento per Donald Trump.
In questo contesto, una mossa destabilizzante da parte di Smotrich e Ben Gvir sarebbe apparsa priva di logica. Questi sono i giorni dell’attesa, dopo due anni di sofferenze, per il ritorno a casa dei sequestrati. Smotrich e Ben Gvir possono attendere.