Il premio
Nobel per la pace a Corina Machado, leader dell'opposizione in Venezuela: «Mantiene accesa la fiamma della democrazia»
Il comitato ha scelto l'ex deputata e candidata anti Maduro nel 2023. «Coraggiosa e impegnata paladina della pace». In Italia il centrodestra insiste: «Il prossimo a Trump»

ll premio va a una «coraggiosa e impegnata paladina della pace, una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un'oscurità crescente».
Così il comitato del Nobel leggendo la motivazione dell'assegnazione del premio a Corina Machado, ex deputata e leader dell'opposizione in Venezuela, dove nei mesi scorsi è stata inabilitata alla politica per 15 anni. Machado «riceverà il premio Nobel per la pace per il suo instancabile lavoro nel promuovere i diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia», ha affermato il comitato nel suo annuncio. «Sono sotto shock, questo è un premio per un intero movimento», le prime parole della politica premiata.
Il comitato le riconosce «un ruolo straordinario nella difesa della democrazia in Venezuela e un esempio di coraggio civile tra i più notevoli dell'America Latina contemporanea. È stata una figura chiave e unificante - continua - in un'opposizione politica che in passato era profondamente divisa, un'opposizione che ha trovato un terreno comune nella richiesta di elezioni libere e di un governo rappresentativo. Questo è il cuore della democrazia: la volontà condivisa di difendere i principi del potere popolare, anche quando si è in disaccordo. In un momento in cui la democrazia è sotto minaccia, è più importante che mai difendere questo terreno comune». Secondo la motivazione, il Venezuela «è passato da un Paese relativamente democratico e prospero a uno Stato brutale e autoritario, oggi in preda a una crisi umanitaria ed economica. La macchina della violenza statale è rivolta contro i cittadini, e quasi otto milioni di persone hanno lasciato il Paese».
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«Vivo nascosta. Sola, senza nessun contatto umano», diceva Machado al Corriere della Sera pochi mesi fa. Ingegnera, attivista, fondatrice del partito politico liberale Vente Venezuela, ex deputata nazionale e principale candidata anti Maduro alle elezioni del 2023 dopo avere vinto le primarie dell'opposizione. Da dieci anni non può uscire dal Venezuela. Il 30 settembre aveva lanciato un appello a papa Leone XIV chiedendogli di intercedere con il governo di Caracas per favorire la scarcerazione dei detenuti politici nel Paese, tra cui l’italiano Alberto Trentini. Dati aggiornati al 15 settembre 2025 dall’Ong Foro Penal indicano che in Venezuela risultano detenuti 823 prigionieri politici, di cui 89 stranieri o cittadini con doppia nazionalità. «Noi venezuelani - ha sostenuto - aspiriamo in maggioranza a una transizione democratica e il ruolo della comunità internazionale, fermo e deciso, è cruciale per realizzarla». Ad agosto aveva ringraziato Donald Trump «per la sua ferma e coraggiosa decisione di smantellare l'organizzazione criminale che ha preso il controllo del Venezuela», definendo il governo guidato da Maduro «il capo di un'organizzazione criminale che comprende criminalità organizzata, cartelli della droga e terrorismo».
Deluso chi - a cominciare dal premier israeliano Netanyahu - aveva sostenuto l'ipotesi che il premio potesse andare proprio al presidente statunitense Trump per l'accordo sulla tregua a Gaza. La decisione del comitato del premio Nobel si basa solo sul «lavoro e sulla volontà di Alfred Nobel». Così il presidente del comitato Nobel, Jorgen Watne Frydnes, ha risposto ad una domanda sul desiderio espresso da Donald Trump di ricevere il premio. «Nella lunga storia del premio Nobel del comitato - ha agiunto - questo comitato ha visto ogni tipo di campagna, di attenzione dei media. Riceviamo migliaia migliaia di lettere ogni anno di persone che dicono quello che, per loro, conduce alla pace. Questo comitato siede in una stanza piena di ritratti di tutti laureati e quella stanza è piena di coraggio e integrità. Così noi basiamo le nostri decisioni solo sul lavoro e sulla volontà di Alfred Nobel».
Tuttavia, in Italia il centrodestra insiste su Trump: «Nobel per la Pace a Donald Trump. È la proposta della Lega, in Parlamento e a Bruxelles, auspicando che il piano di pace in Medio Oriente prosegua senza intoppi. Il partito di Matteo Salvini confida che il presidente americano possa ricevere l'importante riconoscimento l'anno prossimo. E giudica molto positivamente il Nobel appena assegnato alla venezuelana Maria Corina Machado, leader dell'opposizione al regime comunista di Maduro». Per il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, «la decisione è stata presa prima dell'annuncio del cessate del fuoco. Giusto averle concesso il premio Nobel. Per quanto riguarda Trump - ha aggiunto - aver raggiunto un obiettivo che si era prefissato, che è quello del cessate il fuoco, quindi la fine della guerra dopo più di 700 giorni di combattimenti tra Israele e Hamas, è un fatto storico. Quindi i titoli per avere la prossima volta il Nobel lui li ha».
Laura Boldrini, del Pd, si chiede invece: «Come si poteva pensare di conferire il Nobel per la pace a un presidente che ha cambiato il nome del Ministero della Difesa in Ministero della Guerra, che ha continuato a fornire armi ad un paese che sta commettendo un genocidio, che ha riempito le strade delle città statunitensi di agenti armati fino ai denti che danno la caccia ai migranti letteralmente casa per casa, che ha abolito i finanziamenti ai programmi umanitari di UsAid, che perseguita la comunità LGBTQIA+, che sta tentando di mettere il bavaglio alla ricerca e alle università con il ricatto dei finanziamenti? Davvero una proposta surreale che, per fortuna, non ha trovato sponda nel Comitato che assegna il Nobel».
Intanto in Norvegia qualcuno teme persino conseguenze per il mancato riconoscimento a Trump. Kirsti Bergsto, leader del partito socialista norvegese di sinistra ha affermato che Oslo deve essere «pronta a tutto». «Donald Trump sta portando gli Stati Uniti verso una direzione estrema, attaccando la libertà di parola, facendo rapire persone in pieno giorno da agenti della polizia segreta mascherati e reprimendo istituzioni e tribunali. Quando il presidente è così instabile e autoritario, ovviamente dobbiamo essere preparati a tutto», ha dichiarato al Guardian. «Il Comitato per il Nobel è un organismo indipendente e il governo norvegese non ha alcun ruolo nella determinazione dei premi. Ma non sono sicuro che Trump lo sappia. Dobbiamo essere preparati a qualsiasi cosa da parte sua», ha aggiunto.