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Sabrina Colle: "Mi chiamano megera, ma ho assistito Vittorio Sgarbi con dedizione totale"

Sabrina Colle, in una lettera aperta a Patrizia Groppelli, respinge le accuse di opportunismo, difende la sua assistenza totale a Vittorio Sgarbi e annuncia ricorso legale.

Redazione La Sicilia

14 Ottobre 2025, 18:15

18:16

Sabrina Colle: "mi chiamano megera, ma ho assistito Vittorio Sgarbi con dedizione totale"

«Cara Patrizia, è la “megera” che scrive. La perfida sfruttatrice di chissà cosa e chissà chi, la stratega diabolica che vuole fare terra bruciata intorno perché solo lei possa governare la situazione a suo piacimento».

Così si apre la lettera con cui Sabrina Colle, compagna di Vittorio Sgarbi, rompe il silenzio e si rivolge alla giornalista e opinionista televisiva Patrizia Groppelli.

La missiva sarà letta e commentata a Dentro la Notizia, il programma condotto da Gianluigi Nuzzi in onda su Canale 5 dal lunedì al venerdì alle 17.00.

Con questo messaggio, Colle replica indirettamente anche a Evelina, la figlia di Sgarbi, che ha chiesto la nomina di un amministratore di sostegno per il padre e ha dichiarato pubblicamente di avere un rapporto pessimo con lei.

L’attrice respinge con fermezza l’etichetta di opportunista: non è, afferma, «la subdola approfittatrice che vuole negare agli altri la spartizione di un bottino inesistente, che lo si sappia una volta per tutte invece di fantasticare a sproposito».

Pur «disdegnando di alimentare in ogni modo il per nulla sacro fuoco del gossip», Colle sostiene di vedersi cucire addosso un’immagine falsa «da anime piuttosto disperate, non solo quelle che a gettone si esibiscono in favore di platea, anche altre, qualcuna perfino vicina, che tutto sommato non deve pensarla troppo diversamente».

Per queste «calunnie» annuncia che invocherà «la tutela sacrosanta della legge a partire dal ricorso alla diffida».

Nella lunga lettera, Colle racconta di aver scelto autonomamente di dedicarsi completamente alla convalescenza di Sgarbi, «così come a suo tempo feci con mia madre e mio padre quando giunsero in prossimità dell’ultimo loro percorso», perché convinta «che amare davvero qualcuno voglia dire essere disposti anche a dedizioni totali di questo genere, di quelle che annullano completamente la dimensione sociale della propria esistenza».

E ribadisce: «Se ho fatto una certa scelta è anche nella piena consapevolezza che nessuna altra persona a questo mondo, nessuna, sarebbe stata in grado di dedicarsi totalmente ad assistere Vittorio in tutte le necessità anche più elementari, dall’alimentazione alla sollecitazione psicologica, dal movimento alla pulizia personale, in un modo anche lontanamente paragonabile a quello che sto facendo io».

Colle precisa inoltre di non pretendere nulla «in cambio, meno che mai economicamente», spiegando che «la dedizione è stata totale anche da quel punto di vista, sono io che sto sostenendo nel delicato momento, io, altrimenti non so dove si finirebbe».

E conclude respingendo l’immagine demonizzante: «Che da qui si debba passare pubblicamente come la “megera” di cui sopra è qualcosa che mi dà l’idea di dove possa arrivare l’infamia del genere umano. Poco male, mi accontenterò della solidarietà di chi umanamente spregevole non è».