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Ma davvero Trump vuole attaccare il Venezuela? La portaerei Ford diretta nei Caraibi: cosa sappiamo dell'ultima crisi

Il Pentagono sta conducendo raid contro presunte navi della droga che hanno causato almeno 62 morti e sono stati definiti «inaccettabili» dall’Onu. Washington valuta un’escalation con attacchi mirati a infrastrutture militari

01 Novembre 2025, 17:38

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Ma davvero Trump vuole attaccare il Venezuela? La portaerei Ford diretta nei Caraibi: cosa sappiamo dell'ultima crisi

La portaerei Ford

 Soffiano sempre più forti i venti di guerra in Venezuela, dopo che gli Usa stanno mettendo insieme il più grande dispiegamento navale nella regione dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962. Salpata da Spalato, la prossima settimana arriverà anche la USS Gerald Ford, la più grande portaerei della marina Usa, che porterà con sé (oltre ai suoi 50 cacciabombardieri e 4.000 soldati) altre tre navi da guerra, unendosi ad una forza militare composta da 15 tra incrociatori e cacciatorpedinieri armati di missili Tomahawk, un sottomarino a propulsione nucleare, bombardieri B‑1 e B‑52, elicotteri delle forze speciali.
Ci saranno anche il traghetto «MV Ocean Trader, che ospita la base galleggiante delle forze speciali con 159 incursori addestrati a muoversi in Sud America, nonché una task force dei marines con 2.200 fanti e i loro veicoli d’assalto.

Sulle piste di Porto Rico inoltre sono pronti a decollare una decina di F-35 e una squadriglia di droni Reaper. Una concentrazione di armamenti di gran lunga superiore a quella necessaria per una operazione contro i cartelli venezuelani del narcotraffico, che Donald Trump dice di voler combattere per stroncare il traffico di droga negli Usa.

Il presidente Usa ha negato pubblicamente di pianificare attacchi contro il leader venezuelano Nicolás Maduro, ma tutto lascia presagire una escalation, con la possibilità dei primi attacchi statunitensi a Caracas. L’aggiunta del gruppo d’attacco guidato dalla portaerei potrebbe indicare che l’espansione delle operazioni sia imminente. «La competizione per l’uso di queste navi è enorme perché ne vengono impiegate solo tre contemporaneamente», ha spiegato al Washington Post Ryan Berg, direttore dell’Americas Program presso il Center for Strategic & International Studies. Una volta che la Ford arriverà nei Caraibi la prossima settimana, ha proseguito, «inizierà un conto alla rovescia e Trump avrà circa un mese per prendere una decisione importante su un possibile attacco prima di dover spostare la nave altrove». Nel giro di un paio di settimane dovrebbe ridursi anche il rischio di uragani.

Il pressing Usa è cominciato con una serie di raid contro presunte imbarcazioni di narcos, che hanno causato finora almeno 61 vittime, e con il disco verde del commander in chief ad operazione coperte della Cia in Venezuela. Inoltre, secondo il Wall Street Journal, è già pronta la lista di obiettivi da colpire: porti e aeroporti dove - secondo l’intelligence Usa - i trafficanti di droga possono contare su coperture dell’esercito e delle milizie di Caracas. Un modo per sottolineare - come ha detto la scorsa settimana il segretario di Stato Marco Rubio - che «in Venezuela c'è un narco-stato governato dai cartelli». E mentre Maduro chiede l’aiuto di RussiaCina e Iran, l’Onu condanna i raid Usa ("violano il diritto internazionale e costituiscono omicidi extragiudiziali") e i dem al Congresso (con qualche repubblicano) chiedono all’amministrazione quale sia la giustificazione legale degli attacchi.

La direttrice della National IntelligenceTulsi Gabbard, giura che con Trump è finita la strategia americana del «regime change». Ma i fantasmi dei numerosi colpi di stato della Cia in Sud America sembrano tornare ad aleggiare. Gli Usa hanno messo una taglia di 50 milioni di dollari su Maduro, dopo il fallito tentativo di corrompere il suo pilota per deviare il suo aereo e consentire alle autorità americane di catturarlo. «Maduro sta per trovarsi intrappolato e potrebbe presto scoprire che non può fuggire dal Paese, anche se lo volesse», ha detto al Miami Herald una fonte vicina alla pianificazione militare Usa. «Quel che è peggio per lui - ha aggiunto - è che ora c'è più di un generale disposto a catturarlo e consegnarlo, pienamente consapevole che una cosa è parlare di morte, un’altra è vederla arrivare».