Andrea Sempio da Bruno Vespa: cosa ha detto tra appunti, pagamenti e una vita in sospeso
E' l'unico indagato per omicidio in concorso nel nuovo filone d’inchiesta sull’assassinio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco
Andrea Sempio, unico indagato per omicidio in concorso nel nuovo filone d’inchiesta sull’assassinio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco (Pavia) il 13 agosto 2007, è intervenuto a “5 Minuti” su Rai 1, intervistato da Bruno Vespa.
«Credo che ormai sia stato acclarato in anni di processi e più sentenze, quindi io mi rifaccio a quello che hanno detto le sentenze: ad oggi il colpevole è Alberto Stasi e non ho motivo di pensare il contrario», ha affermato.
Sempio ha poi smentito qualsiasi passaggio anticipato di quesiti prima degli interrogatori: «Non c’è stato nessun passaggio di domande o che. C’era questa cosa particolare che dalle intercettazioni risultava che io sapevo in anticipo le domande ma in realtà quelle domande, quegli argomenti di cui io parlavo in macchina erano cose che erano già uscite sui giornali, già uscite in televisione e di cui avevo già risposto in alcune interviste. Quindi erano sempre quegli argomenti, non c’era un argomento particolare che non era mai uscito prima e che si è trovato solo nell’interrogatorio, erano sempre gli stessi».
Riguardo all’appunto finito al centro dell’ipotesi di corruzione legata all’archiviazione di un precedente procedimento a Pavia, Sempio ha precisato: «Non era né più né meno un appunto che si era preso mio padre. Io penso fosse semplicemente un appunto su quanto costava ritirare le carte dell’archiviazione, per quello “20.30 euro”. Anche perché – cosa che non è passata sui media – in casa mia hanno trovato anche un appunto in cui mio padre si era segnato tutte le vere spese, che erano espresse in migliaia di euro. Quindi ciò che è stato speso ai tempi mio padre ha segnato tutto».
Sui pagamenti in contanti ai legali, ha aggiunto di non ricordare la somma esatta: «Più o meno intorno ai 50mila euro e l’elenco di tutte le volte che abbiamo dato soldi agli avvocati c’è, ed è stato trovato durante l’ultima perquisizione. (…) Mio padre ha un appunto in cui sono state messe le spese degli avvocati e le spese del consulente, quindi lì c’è tutto».
Secondo quanto riferito da Sempio, «tutti i soldi per gli avvocati erano sotto il nome generico di Lovati». Un documento che, ha ribadito, «è nelle mani degli investigatori».
Infine, sul peso mediatico e personale della vicenda: «Un po’ sì non posso negarlo, sì ormai è una cosa che periodicamente ricapita, ci ricadi dentro e tutto, quindi sì, capisco che un certo accanimento c’è, spero in buona fede ma…». E sulla propria quotidianità: «Io al momento non ho una vita. Io al momento sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì, non posso far niente, è come essere ai domiciliari».