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L'ultimatum

Sei giorni per una pace targata Donald Trump: Zelensky al bivio, Europa spiazzata

Il presidente americano ha di fatto confermato il piano intimando a Kiev di accettarlo entro giovedì, giorno del Ringraziamento

Redazione La Sicilia

21 Novembre 2025, 20:40

Sei giorni per una pace targata Donald Trump: Zelensky al bivio, Europa spiazzata

Sei giorni per una nuova pace targata Donald Trump. Sei giorni per capire se Volodymyr Zelensky accetterà un piano che odora di resa o deciderà di andare avanti, senza il suo alleato più forte. Sei giorni per capire se l’Europa sarà capace di rialzarsi, dopo l’ennesimo tranello a stelle e strisce. Il piano di pace americano per l’Ucraina può diventare uno spartiacque nella storia dell’Occidente. Di certo, dopo la girandola di indiscrezioni, tutto sembra più chiaro. Il presidente americano ha di fatto confermato il piano intimando a Kiev di accettarlo entro giovedì, giorno del Ringraziamento. Da Mosca, Vladimir Putin ha dimostrato che c'è anche Mosca nella sala regia della bozza dei 28 punti. «Il piano può servire come base per porre fine al conflitto», ha annunciato lo Zar, scandendo poi la sua minaccia: "Se Kiev non lo accetterà conquisteremo altro territorio ucraino".

La mossa di Trump va inquadrata in una strategia ben precisa, che parte dal vertice con Putin ad Anchorage, passa per il mancato rendez-vous di Budapest e poggia le sue fondamenta su un canale, quello con il Cremlino, rimasto sempre aperto. Al terzo tentativo il tycoon ha cambiato tattica. Non si è esposto inizialmente in prima persona, puntando su un nuovo incontro con Putin. Ha lavorato dietro le quinte, mandando avanti il fido Steve Witkoff, l’uomo della cruciale fase preparatoria della pace per Gaza. Le anticipazioni fatte filtrare sui diversi media internazionali hanno fatto il resto, disegnando un piano sul quale solo in un secondo momento Trump si è espresso con chiarezza. «Giovedì è il giorno giusto per accettarlo», ha dichiarato a Fox News tagliando corto sulle ampie cessioni di territori chieste a Kiev in cambio della pace: «Probabilmente li perderà comunque, in un breve lasso di tempo». Su un punto Washington si è mantenuto in linea con l’UE e Kiev, quello delle sanzioni alla Russia. «Non intendo revocarle», ha assicurato Trump. Il presidente americano non ha sentito Zelensky. Per lui, con il presidente ucraino, ha parlato il vice, Jd Vance. Poco dopo il leader di Kiev, parlando agli ucraini, ha descritto senza fronzoli il drammatico bivio davanti a sé: piegarsi all’ultimatum di Trump o andare avanti senza le armi degli Usa. "Siamo in uno dei momenti più difficili della nostra storia. L'Ucraina - ha detto - potrebbe ora trovarsi di fronte a una scelta molto difficile."

La partita a scacchi su Kiev, in queste ore, ha quattro riferimenti geografici: oltre alle due parti in conflitto e a Washington c'è anche Johannesburg. È qui, infatti, che si riunisce il G20. Ed è qui che i leader europei prepareranno il loro contro-piano per bilanciare quello americano. La mossa di Trump, ancora una volta, ha spiazzato l’Europa. Lo shock è diventato tangibile man mano che si diffondevano i dettagli del piano. I commenti raccolti tra molteplici fonti diplomatiche variano. Si va dal «sembra scritto da un russo» al «vergognoso», dal «nauseante» al «praticamente è Squid Game». C'è chi usa toni durissimi. «Siamo davanti a uno stupro che dobbiamo persino pagare». Ma c'è anche chi apre una linea di credito. «È un progetto pragmatico». All’interno dei 27, come sempre, le sfumature sono diverse. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, a quanto ha appreso l’ANSA, a margine del G20 "testeranno" gli altri partner per capire il «mood» del resto del mondo sul piano. Il «sondaggio» contribuirà ad elaborare le mosse successive. Che non escludono un possibile viaggio a Washington del gruppo "core" dei Volenterosi sulla falsa riga di quanto accaduto lo scorso agosto.

A prendere l’iniziativa già prima di atterrare in Sudafrica sono stati invece Emmanuel Macron, Keir Starmer, e Friederich Merz. I tre hanno chiamato Zelensky sottolineando la necessità di una «pace dignitosa» e di «preservare gli interessi dell’Ue e di Kiev». Nessuno di loro ha bocciato in toto il piano di Trump, accogliendo gli «sforzi» degli Usa promuovendo i punti relativi alle «garanzie di sicurezza» per Kiev. Ma, per i tre leader europei, la linea del fronte deve essere «un punto di partenza», e non di arrivo del negoziato. «Considereremo ogni proposta realistica», gli ha fatto eco Zelensky. Il cancelliere tedesco in queste ore, lavora anche da pontiere. È lui ad aver sentito Trump. Ed è sempre lui ad aver parlato con Giorgia Meloni, rimasta fuori dalla call con Zelensky. In serata, infine, sono stati von der Leyen e Costa a chiamare il presidente ucraino. "Siamo al tuo fianco, nulla si decide senza Kiev", hanno sottolineato. Il rischio è che, più che una promessa, sia solo l'abbraccio degli alleati nell’ora più buia.