SANZIONI
Via libera (a tempo) alle pompe Lukoil fuori dalla Russia: cosa cambia e perché importa
Una deroga mirata del Tesoro USA consente alle stazioni di servizio a marchio Lukoil fuori dalla Federazione russa di restare operative fino al 29 aprile 2026, ma blocca il rimpatrio dei proventi: ecco le regole, i rischi e i possibili effetti su consumatori, mercati e geopolitica
Un distributore Lukoil in provincia di Catania (foto da Facebook)
In una mattina d’inverno, il distributore con l’insegna rossa e bianca sulla statale che porta all’aeroporto continua a servire benzina come se nulla fosse. Dietro la routine, però, c’è un cavo d’acciaio normativo: una licenza del Dipartimento del Tesoro USA che mantiene accese le luci delle pompe a marchio Lukoil fuori dalla Russia e, allo stesso tempo, sigilla il flusso di denaro perché non possa tornare a Mosca. La misura, stilata in linguaggio tecnico con la freddezza di un regolamento, racconta in realtà una strategia politica molto precisa: preservare la continuità per automobilisti, lavoratori e fornitori, ma recidere ogni possibilità che i profitti diventino ossigeno per la macchina bellica del Cremlino.
Che cosa ha deciso Washington
Con la Russia-related General License n. 128B, firmata il 4 dicembre 2025 dal direttore dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC), il Tesoro statunitense ha autorizzato “tutte le transazioni ordinariamente incidentali e necessarie” alla gestione, manutenzione, fornitura e perfino al potenziale “wind down” delle stazioni di servizio Lukoil situate al di fuori della Federazione russa. La finestra temporale è chiarissima: fino alle 12:01 (EDT) del 29 aprile 2026. Nella stessa licenza, un paletto decisivo: è espressamente vietato “il trasferimento di fondi a qualsiasi persona o conto situato nella Federazione russa”. In altre parole, le pompe restano aperte, ma i ricavi non possono essere rimpatriati. Inoltre, la licenza consente a banche e processori di pagamento di utilizzare, accreditare e addebitare i conti bloccati delle affiliate estere di Lukoil per le sole operazioni autorizzate. Questi vincoli, scritti nero su bianco, sono il cuore della misura. (Fonti: OFAC – GL 128B e FAQ 1225.)
La deroga arriva poche settimane dopo il giro di vite del 22 ottobre 2025, quando l’amministrazione Trump ha designato PJSC Lukoil e Rosneft nell’ambito delle sanzioni ai sensi dell’ordine esecutivo 14024, colpendo il nocciolo del comparto energetico russo. Le designazioni hanno avuto un effetto a tenaglia: da un lato hanno innalzato il rischio sanzionatorio su una rete globale di asset Lukoil; dall’altro hanno generato un’ondata di interesse per un’eventuale cessione delle attività internazionali del gruppo. (Fonti: Reuters, ANSA, OFAC – Russia-related sanctions page.)
Cosa copre, nel concreto, la licenza 128B
Secondo la nuova FAQ 1225 pubblicata insieme alla licenza, sono coperti — “se ordinariamente incidentali e necessari” alla gestione di una stazione — pagamenti per la fornitura di carburanti e lubrificanti, canoni di locazione, polizze assicurative, manutenzione degli impianti e servizi ambientali, stipendi, benefit, TFR, IT, tasse e imposte dovute alle autorità locali, onorari legali e relative spese processuali. L’obiettivo dichiarato da OFAC è “mitigare il danno a consumatori e fornitori” che hanno a che fare con stazioni Lukoil in contesti non russi, garantendo la continuità dei servizi essenziali senza alimentare la capacità finanziaria del Cremlino. Resta fermo il divieto di coinvolgere persone designate diverse dalle entità Lukoil perimetrate nella licenza e, soprattutto, il divieto di trasferire fondi a persone o conti situati in Russia.
Un passaggio cruciale per gli operatori non statunitensi: OFAC chiarisce che i soggetti non USA “in generale non rischiano esposizione” a sanzioni per transazioni con persone bloccate se quelle stesse operazioni sono “generalmente autorizzate” per persone USA dalla licenza. È un messaggio importante per le banche europee, i distributori indipendenti e i franchisee che interagiscono con l’ecosistema Lukoil fuori dalla Russia.
La rete Lukoil fuori dalla Russia: dove sono le pompe
Il marchio Lukoil è più visibile di quanto si pensi fuori dai confini russi. Secondo stime riprese da Reuters, la deroga riguarda circa 2.000 stazioni in Europa, Asia Centrale, Medio Oriente e Americhe. Stazioni sono presenti anche in Sicilia, dove fino a poco tempo fa il colosso petrolifero russo gestiva la raffineria di Priolo. Negli Stati Uniti il brand resiste in particolare nel Nord-Est, con circa 200 pompe tra New Jersey, Pennsylvania e New York; in Europa, Lukoil ha una presenza di mercato significativa in Moldavia e Bulgaria, opera all’incirca 600 stazioni in Turchia e oltre 300 in Romania. Sono numeri che fotografano un radicamento reale nel downstream, spesso attraverso affiliate o contratti di branding e franchising, con migliaia di lavoratori e una fitta catena di forniture locali.
La cornice: sanzioni di ottobre, licenze di novembre, aggiornamento di dicembre
Per capire la traiettoria normativa serve un breve cronoprogramma:
- 22 ottobre 2025: designazione di Lukoil e Rosneft ai sensi dell’E.O. 14024. Contestualmente, OFAC emette licenze generali per consentire un limitato wind down e operazioni finanziarie con scadenze ravvicinate. (Fonti: OFAC – Russia-related sanctions page, analisi legali specialistiche.)
- 14 novembre 2025: arrivano tre tasselli chiave:
- GL 128A, prima versione della licenza sulle stazioni Lukoil fuori dalla Russia, con vincoli stringenti sui conti e una scadenza breve.
- GL 130, che autorizza transazioni con quattro entità Lukoil in Bulgaria — tra cui la raffineria Lukoil Neftohim Burgas — fino al 29 aprile 2026.
- GL 131, che apre — fino al 13 dicembre 2025 — alla negoziazione e alla firma di contratti “condizionati” per la vendita di Lukoil International GmbH (LIG) o sue controllate, con obbligo di autorizzazione specifica per chiudere qualsiasi operazione. (Fonti: analisi Baker McKenzie, OFAC – Recent Actions 11/14/2025, FAQ 1224.)
- 4 dicembre 2025: GL 128B sostituisce 128A, allarga e chiarisce il perimetro operativo fino al 29 aprile 2026 e stabilisce espressamente il divieto di trasferire fondi verso la Russia. Contestuale pubblicazione della FAQ 1225.
Questo mosaico di licenze, pur tecnico, risponde a un’esigenza politica e pratica: mantenere il servizio alla clientela e la stabilità dei mercati regionali dei carburanti, ma congelare profitti e flussi a rischio rientro in Russia.
GL 131: finestra (stretta) per vendere gli asset esteri
La licenza GL 131 merita un capitolo a parte. Autorizza, fino al 13 dicembre 2025, tutte le attività “ordinariamente necessarie” a negoziare e firmare contratti di vendita di Lukoil International GmbH (LIG) o di entità da essa controllate. Attenzione: si parla di contratti “condizionati”, la cui esecuzione richiede una licenza specifica successiva. OFAC elenca criteri guida con cui vaglierà eventuali cessioni: taglio netto dei legami con Lukoil, blocco dei fondi eventualmente dovuti finché le sanzioni resteranno in vigore, assenza di rendite straordinarie a favore della parte russa. In parallelo, OFAC estende la manutenzione e l’eventuale wind down delle attività LIG, con pagamenti verso dipendenti, fornitori, locatori e partner consentiti — ma, ove diretti a soggetti bloccati, da effettuarsi su conti bloccati. (Fonte: OFAC – FAQ 1224.)
Nel frattempo, il mercato si muove. Secondo ricostruzioni di Reuters, l’ipotesi di cessione degli asset internazionali — valutati intorno a 22 miliardi di dollari in alcune stime — ha attirato l’interesse di diversi soggetti, con dossier che vanno dalle reti di stazioni alle partecipazioni upstream in Asia Centrale e Medio Oriente.
Impatto per consumatori, lavoratori e fornitori
Sul piano pratico, la deroga evita che migliaia di stazioni si fermino di colpo, con ripercussioni su code, prezzi e occupazione nei Paesi ospitanti. Per i franchisee e gli esercenti legati al marchio Lukoil, la licenza significa poter:
- ricevere le forniture di carburante e lubrificanti;
- saldare stipendi, utenze e assicurazioni;
- eseguire manutenzioni e adempiere a obblighi normativi locali;
- onorare affitti e mutui contratti per l’attività.
Per le banche e i payment processor c’è la possibilità di accreditare/addebitare conti legati alle entità LIG per le sole transazioni autorizzate. Il rischio sanzionatorio resta se si travalicano i confini: pagamenti verso la Russia o verso soggetti diversi dalle entità perimetrate (o verso altri SDN) non sono coperti dalla licenza. In caso di dubbio, la regola prudenziale è tenere i flussi su conti bloccati e richiedere, se necessario, autorizzazioni specifiche.
Effetti sui mercati e pressione geopolitica
La strategia statunitense è quella di una pinza regolatoria: colpire le grandi compagnie russe per asciugare i ricavi energetici che alimentano lo sforzo bellico, ma proteggere la stabilità di segmenti energetici in Paesi alleati. Non a caso, oltre alle licenze Lukoil, OFAC ha introdotto deroghe temporanee per due affiliate Rosneft in Germania fino al 29 aprile 2026 (GL 129), segnalando attenzione alle filiere europee. In parallelo, si sono mossi governi nazionali: in Romania, ad esempio, è passata una norma che consente il controllo pubblico di asset locali di società sotto sanzioni quando è in gioco la sicurezza energetica — un segnale dell’ansia dei Paesi ospitanti di non trovarsi con infrastrutture essenziali sospese nel vuoto in caso di aste o contenziosi.
Bulgaria e il caso Neftohim: un tassello strategico
Nello schema delle deroghe, spicca la GL 130 che autorizza, fino al 29 aprile 2026, transazioni con quattro entità bulgare del gruppo, tra cui la raffineria Lukoil Neftohim Burgas e Lukoil Bulgaria EOOD. La scelta riflette la centralità dell’impianto di Burgas per il mercato regionale e per la sicurezza dei rifornimenti: bloccarlo avrebbe rischiato di generare shock di offerta e fiammate dei prezzi. L’autorizzazione, tuttavia, non è un via libera indiscriminato: restano in piedi i divieti trasversali del regime sanzionatorio, e ogni pagamento o transazione non ricompresa va sottoposto a licenza specifica.
Perché la clausola sul “divieto di rimpatrio fondi” è decisiva
La domanda chiave è se la licenza non finisca, in sostanza, per “aiutare” Lukoil. La risposta è nel combinato disposto tra operatività consentita e muro finanziario. Consentire a una stazione in Bulgaria, Romania o Stati Uniti di restare aperta preserva servizi, concorrenza e posti di lavoro locali. Ma il fatto che i proventi non possano essere trasferiti in Russia — e che, laddove afferiscano a soggetti bloccati, debbano passare per conti bloccati — spezza il nesso diretto tra vendite e finanziamento della Federazione russa. La misura è perciò, nella sostanza, una sospensione parziale dell’effetto delle sanzioni sulla sola operatività retail fuori dalla Russia, senza attenuare la stretta sui flussi verso Mosca.
Che cosa cambia per gli acquirenti potenziali degli asset Lukoil
La finestra di GL 131 crea un canale legale per arrivare a term sheet, due diligence e contratti condizionati con possibili acquirenti di asset LIG — dai retail network alle partecipazioni upstream. Fonti di mercato indicano interesse in Europa centrale e orientale e in Medio Oriente, mentre la cessione di alcuni portafogli a soggetti trader internazionali è stata già oggetto di stop informali da parte di Washington. La logica è evitare “passaggi di mano” che mascherino una rendita a favore di Lukoil o mantengano legami sostanziali con la casa madre russa. Qualsiasi closing, lo ripetiamo, richiederà autorizzazione ad hoc da OFAC.
Il punto politico
In filigrana, la scelta di Washington coniuga realismo energetico e pressione strategica: lasciare operative le pompe Lukoil fuori dalla Russia non è un “regalo”, ma un cuscinetto per i mercati e le comunità locali, costruito con valvole di non ritorno finanziarie. Sul versante opposto, l’apertura negoziale di GL 131 è un invito a spezzare il perimetro internazionale del gruppo, accelerando una dismissione ordinata a beneficio di nuovi proprietari non bloccati e, in ultima analisi, delle catene di fornitura occidentali. È una scommessa sul tempo: tenere fermo il timone delle sanzioni, garantire la continuità dei servizi essenziali e spingere a una riorganizzazione del controllo degli asset che tagli i ponti con Mosca.
Se, al termine della finestra, Lukoil non avrà compiuto progressi credibili nelle dismissioni o se si moltiplicheranno segnali di elusione, OFAC ha ricordato di poter revocare le licenze in ogni momento. La linea rossa resta immutata: nessun flusso di cassa generato fuori dalla Russia deve trasformarsi in risorsa per l’economia di guerra del Cremlino.
Se si guarda oltre il vocabolario delle licenze e dei commi, la scena iniziale torna in mente: la pompa resta aperta, ma i rubinetti finanziari verso Mosca restano chiusi. È l’immagine scelta dagli Stati Uniti per tenere insieme sicurezza energetica e pressione sanzionatoria nel lungo braccio di ferro con il Cremlino.