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Regionali, accordo nel Centrodestra su Veneto, Puglia e Campania: decisi i nomi dei candidati presidente

Resta ancora aperto il nodo Lombardia (che finirà quasi sicuramente a FdI). Salvini: «Le scelte di oggi non influiranno».

Fabio Russello

08 Ottobre 2025, 20:55

21:43

Regionali, accordo nel Centrodestra su Veneto, Puglia e Campania: decisi i nomi dei candidati presidente

La tensione è rimasta alta fino all’ora di cena, malgrado una giornata scandita da indiscrezioni che davano per imminente la chiusura dell’intesa.

Dopo mesi di braccio di ferro, con i territori allo stremo, Matteo Salvini mantiene il controllo del Veneto schierando il suo vice, Alberto Stefani, per il dopo-Zaia.

In cambio, Fratelli d’Italia ottiene la possibilità di rivendicare la Lombardia nel 2028, poiché l’indicazione del candidato spetterà al partito «con il più recente maggiore peso elettorale» sul territorio «precedente le elezioni».

Salvo ribaltoni, dunque, il diritto toccherà a Giorgia Meloni, visto che FdI è oggi la forza trainante della coalizione in Lombardia, come confermato anche alle europee.

Saranno le politiche del 2027 a dirimere definitivamente il derby.

A mettere il sigillo sulla telenovela estiva è stato un comunicato congiunto che ha ufficializzato il terzetto per il mini election-day di fine novembre: oltre a Stefani in Veneto, il civico Luigi Lobuono in Puglia e il viceministro agli Esteri di FdI Edmondo Cirielli in Campania.

La nota è arrivata al termine di riunioni incrociate, telefonate e incontri necessari a calibrare equilibri e contropartite di una scelta non priva di attriti da entrambe le parti, ma concepita per garantire una navigazione il più possibile serena al governo, che la premier intende condurre a fine legislatura.

In apertura di giornata i plenipotenziari della maggioranza hanno affrontato il dossier Campania, dopo lo scontro tra Forza Italia e FdI.

Gli azzurri hanno opposto resistenze alla candidatura del meloniano doc Cirielli, che ha pubblicamente reso omaggio a Silvio Berlusconi — richiesta proveniente dal coordinatore regionale di FI Fulvio Martusciello — mentre, in parallelo, Maurizio Gasparri ha benedetto la sua corsa.

Con la premessa che, in caso di sconfitta, non si dimetterebbe per restare in Consiglio regionale.

«Il suo era il nome più forte», insistono i meloniani, che puntano almeno a non «perdere male» contro Roberto Fico, a differenza delle preoccupazioni in Puglia, dove per il centrosinistra corre «mister preferenze» Antonio Decaro.

L’ultimo scoglio riguardava il dopo-Zaia.

Il giovane vice di Salvini era da mesi l’unica opzione sul tavolo e, a dieci minuti dal via libera ufficiale, ha già dichiarato di essere pronto ad «amministrare la Regione in continuità con l’ottimo lavoro di Luca Zaia».

Salvini confidava di chiudere la partita con «dieci minuti al telefono»; è invece servito un confronto tra tutti i leader, a margine del lungo vertice di maggioranza sulla manovra a Palazzo Chigi, e — raccontano — un ulteriore faccia a faccia con la premier, che aveva già visto a casa sua venerdì scorso (con Giancarlo Giorgetti, dicono i bene informati, senza conferme ufficiali).

I due avrebbero limato anche il pacchetto di compensazioni territoriali da affiancare alla dichiarazione sulla Lombardia, inizialmente ipotizzato nella nota congiunta e poi affidato a una dichiarazione del solo leader leghista.

In Veneto — dove la vittoria del centrodestra è ritenuta ampiamente probabile — il nuovo presidente sarà dunque leghista, ma Fratelli d’Italia, primo partito della coalizione agli ultimi test di politiche ed europee e con percentuali tra le più alte del Paese, avrà un ruolo più incisivo nella giunta: oltre alla vicepresidenza, ai meloniani dovrebbero spettare sei assessorati (o cinque con la presidenza del Consiglio regionale) e deleghe pesanti come bilancio e sanità.

Una lunga partita a scacchi con vista Pirellone sembra chiudersi qui, anche se i leghisti lombardi appaiono intenzionati a insistere fino all’ultimo per non cedere la candidatura agli alleati.