VELENI NEL PARTITO
Ricorsi contro Barbagallo, Pd siciliano verso un altro scontro: i ribelli puntano sulla Commissione nazionale di garanzia
La Commissione regionale, nominata dal segretario attuale, sarebbe «in conflitto d'interessi». Lo dicono le aree di Energia popolare e Left Wing, che aprono un altro fronte
Quella dei ricorsi contro l’elezione di Anthony Barbagallo a segretario regionale del Partito democratico in Sicilia sembra la storia infinita. L'ultimo capitolo, che anche stavolta è il penultimo, è l'annuncio dei rivoltosi - cioè i deputati regionali dem che si sono opposti alla modifica dello statuto del Pd - dell'intenzione di passare dalla Commissione nazionale di garanzia del partito. Dopo che quella regionale, nei giorni scorsi, ha dichiarato i loro ricorsi inammissibili.
La Commissione regionale di garanzia si è insediata il 24 giugno, quando è stato deciso che a presiederla sarebbe stato l'ex (tre volte) deputato regionale Giovanni Panepinto. Pochi giorni prima, Anthony Barbagallo era stato rieletto all'unanimità segretario regionale del Pd. Dopo una campagna per la segreteria che definire «avvelenata» rischia di essere un eufemismo.
Lo scorso 6 ottobre la Commissione siciliana si è riunita per decidere a proposito dei ricorsi di Giovanni Burtone e Antonio Rubino. Che contro le procedure che hanno portato all'elezione di Barbagallo si sono scagliati con grande veemenza, contestando le modifiche statutarie nel merito (la decisione di lasciare la scelta del segretario ai soli iscritti al Pd, senza coinvolgere le piazze) e nel metodo (votazioni rispetto alle quali si è urlato ai brogli per l'assenza dell'elenco completo dei votanti, per esempio, e la decisione che bisognasse esprimersi con voto palese).
I "ribelli" si erano rivolti alla Commissione di garanzia nazionale, che però aveva rimandato la palla alla commissione siciliana. Adesso, l'omologo regionale ha deciso di dichiarare i ricorsi inammissibili per «carenza d'interesse». Cioè per il mancato rispetto dei termini per opporsi alle deliberazioni. Ancora una volta, a scandire la vita del Pd siciliano è la burocrazia.
Questa decisione della Commissione di garanzia regionale «è contraria ai diritti statutari di legge degli elettori e degli iscritti del Partito democratico della Sicilia», dicono adesso le aree di Energia popolare e Left Wing del Pd. «Secondo l’ex deputato (il riferimento è a Panepinto, ndr), saremmo perfino venuti meno ai nostri doveri per non avere impugnato dinanzi al Tribunale civile la decisione della Commissione di Garanzia Nazionale di trasferire il fascicolo in Sicilia, ritenendo che quello fosse l’unico luogo deputato a pronunciarsi. Un’interpretazione del tutto forzata che non tiene conto del rispetto istituzionale e politico con cui abbiamo sin qui agito all’interno del Partito Democratico».
La Commissione regionale, nominata dal segretario attuale, sarebbe «in conflitto d'interessi». E, quindi, vittima delle stesse «irregolarità che hanno contraddistinto l'ultimo congresso. Per questo riteniamo che ogni atto proveniente da essa abbia natura essenzialmente politica e non possa essere considerato espressione di un organismo realmente terzo e imparziale».
Da questo, però, discende una «prospettiva chiara», affermano: cioè rispedire tutto il fascicolo alla Commissione di garanzia nazionale, che «finora ha dato prova di equilibrio e di rispetto delle regole, e di valutare la tutela dei diritti degli iscritti e degli elettori del Pd siciliano in ogni sede competente. Siamo certi che la Commissione nazionale di garanzia potrà ora valutare nel merito i ricorsi, restituendo al dibattito interno quella credibilità e quella trasparenza che il nostro partito merita». Neanche stavolta, insomma, la storia infinita finirà.