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l'intervista

La Russa: "Non sono contrario al salario minimo, ma mi piacerebbe superare principi lotta di classe"

E all'opposizione dice: "Schlein ha detto cose contro Meloni in cui non crede"

Redazione La Sicilia

29 Ottobre 2025, 13:51

Ignazio La Russa

Ignazio La Russa traccia un bilancio dei tre anni dell’esecutivo Meloni: «Non è così importante durare a lungo ed essere stabile, la cosa importante è come utilizzare questa stabilità. Quello che è importante è che in questi tre anni obiettivamente i numeri sono tutti dalla parte delle realizzazioni del governo: occupazione, sicurezza, contrasto all’immigrazione clandestina e potrei andare avanti, e soprattutto credibilità a livello internazionali. Quindi complimenti al governo». Lo ha dichiarato il presidente del Senato in un’intervista a «Italia chiamò», l’emittente dei gruppi parlamentari di FdI.

Sul Medio Oriente, La Russa si dice cauto ma ottimista: «Intanto è importante che lo spiraglio di pace non è più solo uno spiraglio ma una bella prospettiva di pace, anche se non ancora del tutto realizzata. Chi rema contro una pace duratura c’è, e bisogna dirlo, a partire da Hamas che non può addossare ad Israele la morte dei palestinesi, perché li ammazza lui. C’è ancora un clima che bisogna verificare sulla pace avviata, ma molti che erano così pronti a trasformare tipo Vietnam la guerra in Palestina sono rimasti delusi».

E aggiunge un riferimento al dibattito parlamentare: «In Senato c’è stata addirittura una senatrice che ha votato in dissenso dal suo gruppo che si asteneva sul piano Trump, lei ha votato contro. Chissà, forse perché veniva meno il giocattolo, ma era un giocattolo pericoloso per la vita di bambini, donne e uomini. Non si può non gioire di questa prospettiva di pace».

Capitolo opposizioni e polemiche internazionali. Commentando le parole della segretaria del Pd Elly Schlein al congresso del Pse, La Russa afferma: «In assoluto soprattutto se sei responsabile di rivestire il ruolo di prima opposizione, non c’è bisogno di ricordare che i panni sporchi si lavano in famiglia anche perché non sai se sono sporchi o non lo sono. La prudenza sarebbe necessaria anche perché non è che non si possa parlar male di quello che accade in Italia: non si possono dire bugie sapendo che sono bugie. Se uno dice che in Italia è in pericolo la democrazia e la libertà di stampa, lo capiscono tutti che lo sa che non è vero. Quindi dirlo all’estero, quello sì non si può. Invece se dice che si devono abbassare le tasse o aumentare i salari, quello sì è lecito, e anche noi lo abbiamo fatto all’opposizione. Non puoi dire cose in cui palesemente tu stesso non credi. Questa è la differenza».

E prosegue: «Più che la gravità delle accuse è l’evidenza che anche tu non ci credi. C’è qualcuno che crede che è in pericolo la democrazia? C’è qualcuno che crede che vogliamo togliere il diritto di voto? Il diritto di voto se lo sono tolti da soli molti cittadini e semmai cerchiamo farli votare di più. Qualcuno pensa che non si possano dire le cose? Se mai si dicono cose che non andrebbero dette per il codice penale».

Uno sguardo personale al proprio percorso politico: «Mi pongo sempre la domanda: da ragazzo cosa volevo da me stesso? Come tutti da giovane volevo cambiare il mondo. C’era un sentimento comune ai giovani che militavano nel Fronte della Gioventù che era quello che si andasse verso una società che ci assomigliasse di più, ma avevamo un desiderio: quello della pacificazione, di raccontare la storia senza pregiudizi, le luci e le ombre di tutta la storia italiana, nessuna parte esclusa: non ci sono ancora riuscito. Quindi le cose sono un po’ migliorate, poi peggiorate, poi migliorate e poi peggiorate. Peggiorano quando la destra è più democratica di prima, migliorano quando la destra è più forte di prima. Però finché c’è vita c’è speranza. Non a caso nel mio discorso di insediamento di questo ho parlato, e anche al ricordo di tanti che come me sono stati militanti e che hanno meno fortuna di me. Io non dimentico mai quanti hanno fatto il mio stesso percorso ma non hanno ricevuto gli stessi riconoscimenti».

Interpellato sulla riforma che vorrebbe vedere realizzata, il presidente del Senato indica la via della partecipazione: «Una riforma solo parzialmente all’ordine del giorno: è quella di realizzare non tanto il salario minimo, non sono contrario e non porterebbe di più a chi già oggi lo supera. A me piacerebbe di più superare maggiormente i principi della lotta di classe, con la partecipazione dei lavoratori agli utili dell’impresa. Non solo nelle grandi imprese, ma anche nei negozi, nelle piccole attività artigianali, cioè coinvolgere i dipendenti nel ruolo di co-proprietari».

Sul funzionamento di Palazzo Madama, La Russa rivendica il clima di collaborazione: «Sicuramente la cosa di cui vado fiero è che in Senato, con qualche eccezione, il clima è sempre stato buono. Do un dato: nelle riunioni dei capigruppo il 99% delle volte siamo usciti con l’unanimità, e non è stato così nelle precedenti legislatura».

E sulla sua promessa di essere super partes: «Penso di riuscirci ad essere il presidente di tutti nell’esercizio delle mie funzioni. Cioè quando faccio il presidente del Senato, in Aula, nelle riunioni dei capigruppo, quando fuori parlo con i gruppi. Credo che nessuno dei capigruppo dell’opposizione metta in dubbio che faccio ogni sforzo perché quella promessa sia realizzata. Non tocca a me dirlo ma credo che nessuno di loro direbbe che non ci sto provando. Quando invece sono qui alla radio dei gruppi, allora appartengo al mio gruppo. Nessuno lo ricorda: il presidente della Repubblica non appartiene a nessuno, il presidente della Camera per regolamento è iscritto a un gruppo parlamentare. Uno deve essere sempre super partes, anche al Lunapark, se è presidente della Repubblica. Se non è Presidente della Repubblica ha l’obbligo di essere super partes solo nell’esercizio delle sue finzioni. Poi c’è un aplomb ma quello appartiene al carattere».