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L'intervista

Pietro Bartolo: «Il Pd rinasca con le Primarie, “no” a truppe cammellate»

La “ricetta” dell'ex europarlamentare: dal Partito Democratico allo scandalo della sanità in Sicilia

Francesca Aglieri Rinella

19 Novembre 2025, 00:05

Bartolo: «Il Pd rinasca con le Primarie,  “no” a truppe cammellate»

«Renato Schifani, con un atto di grande umiltà e correttezza e nel rispetto dei quasi cinque milioni di siciliani che meritano un buon governo, farebbe bene a imitare il suo collega calabrese Roberto Occhiuto: faccia cadere questo governo, in preda a scandali e inefficienze e rimetta con coerenza la decisione sul futuro dei siciliani nelle loro mani». È tranchant Pietro Bartolo il “medico dei migranti Lampedusa” ed ex europarlamentare.

«La vicenda che sta coinvolgendo i vertici della sanità - spiega a La Sicilia - e anche la toppa, a mio avviso a dir poco insufficiente, della rimozione dei due assessori regionali della Democrazia Cristiana, rappresentano solo la punta dell’iceberg di quello che può essere considerato uno dei peggiori governi della storia siciliana. Una gestione pessima della cosa pubblica, accompagnata da una cronica assenza di riforme, non solo in ambito sanitario. Questo governo non ha dato prova di efficienza per la crescita della Sicilia».


Dopo l’esperienza al Parlamento Europeo dal 2019 al 2024 è rimasto nel Partito Democratico. Di cosa si occupa adesso?

«Continuo a girare l’Italia e l’Europa, incontrando migliaia di giovani e meno giovani e battendomi per il rispetto dei diritti umani e per la difesa dei più deboli ed emarginati. Agli oltre 44mila elettori siciliani e sardi che hanno creduto in me nel 2024 devo devo risposte anche stando fuori dalle istituzioni ed è per questo che negli ultimi mesi mi sto dedicando molto alla Sicilia nel tentativo, essenziale, di dare un contributo decisivo alla crescita del fronte progressista».


È sempre stato un uomo di equilibrio, riuscirà anche stavolta a fare riconciliare le varie anime del Pd siciliano?

«Quest’operazione presuppone una volontà comune, non solo mia e che per fortuna riscontro da tempo nel mondo reale. Va fatta deponendo le armi e aprendosi a un sincero spirito di collaborazione per il bene del partito e della Sicilia. Mi sembra evidente che esista un problema di comunicazione da risolvere quanto prima. Sono convinto che non si tratti solo di mancanza di dialogo interno al mio partito, ma di qualcosa che coinvolge più in generale la politica. I cittadini non vanno più a votare perché non credono alle promesse di turno puntualmente disattese. Non riusciamo più a intercettare le loro richieste ed esigenze, soprattutto quelle dei giovani nei quali credo moltissimo, ci chiudiamo nelle stanze o nelle sedi di partito dietro comunicati o nomine, spesso litigando tra noi mentre il mondo reale chiede diritti, sanità, lavoro, speranza, presenza».

I suoi malumori del passato per alcune scelte di partito discutibili sulla sua candidatura sono stati archiviati?

«La mia storia è alla luce del sole, limpida e irreprensibile al pari del mio operato. Avrei potuto lasciare questo partito tante volte davanti a proposte concrete che ho puntualmente declinato. Sono convintamente qui, ho dato sostegno all’azione del segretario regionale e dialogo costantemente con tutti i deputati regionali, nazionali ed europei. All’orizzonte ci sono le Nazionali e le Regionali del 2027: occorre concentrarsi, pur con le dovute differenze, nell’obiettivo di battere le destre».

Che scenari vede?

«Sono sempre stato un convinto sostenitore delle Primarie. Niente veti, niente sovrastrutture, la politica è confronto costante con i cittadini e non esiste migliore risposta delle piazze per ciò che mi riguarda, ecco perché lavorerò affinché si possa giungere a questo importante traguardo coinvolgendo sui vari fronti le migliori risorse umane dell’isola. Immagino un forte momento di rinascita che porti centinaia di migliaia di siciliani e siciliane a votare nei gazebo e nelle piazze, non quelli delle truppe cammellate, ma semplici cittadini cui bisogna ridare risposte concrete e motivi per credere ancora nell’arte nobile e pulita della politica».