Agrigento
Acqua e la crisi Aica, Italia Viva all'attacco: «Perché la Regione preferisce operare sempre e soltanto con interventi emergenziali?»
La coordinatrice provinciale Roberta Lala accusa: «Chiederemo che si faccia piena luce su tutte le responsabilità, anche di natura erariale»
Roberta Lala
La coordinatrice provinciale di Italia Viva, Roberta Lala, torna a lanciare l’allarme sulle emergenze che affliggono il servizio idrico ad Agrigento e sulla crisi finanziaria che rischia di mandare in crisi definitiva il gestore Aica, alle prese con un debito ormai insostenibile fin dall’inizio della sua gestione nel 2021. Nonostante il costante impegno della presidente Danila Nobile, il futuro del servizio idrico resta incerto e i cittadini attendono risposte concrete a problemi diventati ormai insanabili.
«Gli utenti vogliono sapere cosa ne sarà di Aica, chi è responsabile del dissesto finanziario e quali correttivi si stanno adottando», denuncia Lala. «Quello che una volta era solo un sospetto oggi è una realtà incontestabile: nessuno, dal gestore Aica all’ente di governo d’ambito (ATI), dalla politica regionale ai sindaci soci, ha fatto fino in fondo il proprio dovere. Ora chiediamo a tutti di rendere conto delle proprie responsabilità».
Italia Viva punta il dito anche contro la Regione, accusata di distrazione e di preferire interventi emergenziali benefici per pochi gruppi imprenditoriali, a discapito dei cittadini siciliani e agrigentini. Come emblematico esempio, Lala cita la gestione delle risorse per i dissalatori: «Decine di milioni affidati a Siciliacque, partecipata regionale anch’essa in crisi, per impianti che hanno sollevato dubbi circa la loro efficacia e sono stati realizzati in siti non idonei».
Ora Siciliacque pretende il recupero immediato del debito accumulato da Aica, ma quest’ultima non ha mai adottato provvedimenti concreti per ottimizzare le fonti idriche, ridurre le perdite o controllare consumi e abusi. L’ATI, chiamata a vigilare, è stata complice tacita di questo disastro gestionale. E anche i sindaci soci, in debito per i consumi e le quote dovute, non hanno rispettato gli obblighi di pagamento, aggravando ulteriormente le condizioni del servizio e dei cittadini.
«Non ci fermeremo - conclude Lala - chiederemo che si faccia piena luce su tutte le responsabilità, anche di natura erariale, con interventi parlamentari per tutelare gli interessi della comunità».